La segnalazione: Etruria novecentesca a cura di Lucio Scardino
02-01-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
In occasione di una interessantissima mostra fiorentina, allestita alla Bottega d'Arte Torresi dall'8 al 31 dicembre 2006, Lucio Scardino ha curato ed edito un bel catalogo. La mostra, intitolata Etruria novecentesca. Opere d'arte toscana da una collezione sul XX secolo, ha attirato l'attenzione dello storico dell'arte per la presenza di autori ferraresi tra le opere esposte, o comunque legate o rintracciate a Ferrara. Lo stesso Antonio Torresi, titolare dell'omonima Bottega d'Arte, oltre che noto pittore e valente restauratore, lo sottolinea con intenzione ribadendo che Scardino non si dimentica di Ferrara, città che spesso compare, come un curioso "fil rouge", in varie schede su queste opere di "etruschi" moderni...
Seguendo quel filo rosso, catalogo alla mano, scopriamo allora che un modello per una medaglia in gesso realizzata dal toscano Bruno Catarzi, fu donato nel 1992 dall'autore nell'ambito della mostra intitolata Scultura italiana del primo Novecento, allestita nello stesso anno al Castello di Mesola con la cura di Vittorio Sgarbi. Scopriamo ancora che una bella placchetta in antimonio realizzata dal pisano Giuseppe Gambogi (1862-1938) raffigurante il primo incontro fra Dante e Beatrice sul Lungarno, nel 2001 è stata acquistata per la Bottega d'Arte Torresi in una delle bancarelle dell'animatissimo mercatino dell'antiquariato domenicale di Ferrara. Così come ci sorprende che una bella tempera monocroma con il Lago di San Casciano del pistoiese Fausto Magni, sia stata rintracciata nel negozio ferrarese "Il Trovarobe".
Molti gli intrecci che legano le opere a Ferrara, quando addirittura non vi si riconosce la mano di un artista ferrarese, come nel caso del pittore israelita Alberto Pisa, figlio di Abramo Pisa, presente con un suggestivo olio su cartoncino dal titolo I giardini della Biennale di Venezia; o Pier Angelo Tagliaferro, nato a Porotto e scomparso a Rimini all'età di 37 anni, presente con un luminoso acquerello su cartoncino, Case di Varlungo, in cui si legge la citazione evidente dei macchiaioli, e nella luce intensa del sole che illumina la strada e le case, spargendo ombre lunghe sul terreno, un rimando a Giovanni Segantini.
Ma volendo associare queste opere alle biografie degli autori che le hanno prodotte, richiudendo il catalogo ci resterà nella mente la drammatica vicenda di un'altra ferrarese di cui si esponeva alla Bottega d'Arte Torresi una Madonna col Bambino: Giuseppa Maria Liesch - già menzionata da Anna Maria Fioravanti Baraldi nel 1990, quando la stessa tavola fu esposta a Ferrara nell'ambito della IV Biennale Donna - fu uccisa a Firenze nel 1930 a colpi di martello dal violento fratello Paolo Liesch, dissipatore dei beni della famiglia. Quel destino avverso cui la donna andò incontro, quella violenza subita per questioni materiali e contrapposte alle ragioni per cui dipingeva, quella rassegnazione ai fatti efferati dell'esistenza, pare oggi di leggerla nell'espressione mite della Madonna col Bambino, nel profilo incastonato dal velo candido d'organza. Non sarà solo suggestione? Chi scrive ne chiede conferma al lettore, invitandolo ad aprire il catalogo a pagina 29.
Etruria novecentesca. Opere d'arte toscana da una collezione sul XX secolo a cura di Lucio Scardino, Ferrara, Liberty house, 2006.