La segnalazione: Cavaglieri a cura di Vittorio Sgarbi
10-04-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Potendo, alle inaugurazioni delle mostre e alle relative conferenze stampa, bisognerebbe andare. Specie quando a questi incontri di anticipazione dell'evento sono presenti gli stessi curatori, ai quali si devono i progetti, le motivazioni stotico-artistiche, talvolta gli stessi allestimenti espositivi. Sono occasioni privilegiate in cui si colgono le ragioni vere che caratterizzano una mostra. E quando si ha un curatore come Vittorio Sgarbi, non si dovrebbe mancare all'appuntamento, poiché si avrà l'occasione di apprendere qualcosa in più rispetto all'opera di un artista, sia che questi figuri tra i grandi della storia dell'arte, sia che si tratti di un contemporaneo animato dal desiderio di dare visibilità alla propria produzione.
Nel caso di Mario Cavaglieri, pittore rodigino nato da famiglia ebraica nel 1887 e scomparso nel 1969, ma trasferitosi in Francia dal 1925, Vittorio Sgarbi ha saputo contestualizzarne magistralmente l'opera pittorica in una mostra inaugurata due mesi fa a Palazzo Roverella di Rovigo. In quell'occasione, all'affollatissima conferenza stampa ha tracciato i dettami estetici presenti nella pittura di Cavaglieri, delineandone il percorso ed evidenziando tutta la sapienza dell'uomo dalle molte esperienze artistiche che continuò fino alla morte a dipingere con lo stesso entusiasmo della gioventù, perfezionando il suo stile ma senza mai abbandonare i soggetti della sua contemporaneità, con interni ovattati in cui sfilano belle donne, e dove si legge il gusto per una dannunziana mondanità.
Riscontro che si ha immediatamente sfogliando il ricco catalogo della torinese Allemandi & C, dove le 155 opere presenti in mostra sono riprodotte con grande cura editoriale. Per ogni opera riprodotta, come si conviene ad un catalogo ben fatto, è pubblicata una scheda didascalica esauriente e la relativa bibliografia essenziale. Ma il volume è soprattutto dotato di saggi introduttivi di grande spessore critico a firma dello stesso curatore Vittorio Sgarbi, dove il titolo allettante di Il senso di una pittura dei sensi, predispone ad una lettura partecipata e scevra di preconcetti, e dove l'opera di Cavaglieri è scandagliata con angolazione tutta rivolta agli anni brillanti del pittore, ma senza trascurare gli sviluppi dell'interno percorso artistico. Quei sensi a cui Vittorio Sgarbi fa riferimento, vengono percepiti pienamente nel corso della visita alla mostra, tra angoli discreti che formano virtuali salottini borghesi e sulle cui pareti campeggiano i quadri carichi di colore del pittore rodigino. Altri contributi, oltre a quello di Vittorio Sgarbi "aprono" il catalogo. Il saggio di Alessia Vedova intitolato Un descrittore del suo tempo: le opere giovanili, il periodo intimista e gli anni brillanti, costituisce un acclarante excursus sull'opera di Cavaglieri, mentre il saggio di Viviane Vareilles Un pittore veneto, innamorato della Francia, a Parigi, ci dice degli anni francesi. Ma per noi desta anche curiosità il fatto che la musa ispiratrice di Mario Cavaglieri fu la ferrarese Giulia Catellini, come ben documenta Stefano Fugazza nel suo contributo dal titolo Gli anni piacentini. Legata al pittore per la vita, dopo essere rimasta vedova nel 1920 di un aristocratico piacentino, Giulietta figura come soggetto in moltissime tele esposte in mostra, conferendo sempre alle opere in cui è ritratta un alone di innegabile sensualità, e dove sembra di leggere l'afflato grande tra pittore e modella, uniti nell'arte come nella vita.
Cavaglieri, a cura di Vittorio Sgarbi, Torino, Allemandi, 2007.
Catalogo della mostra su Mario Cavaglieri allestita a Palazzo Roverella a Rovigo dal 10 febbraio al 1 luglio 2007