La segnalazione: Donne di sentimenti tendenziosi di Delfina Tromboni
17-01-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Si assiste con piacere da qualche tempo ad un rifiorire dell'editoria ferrarese. La Este Edition annovera in catalogo Bruno Traversari, finalista all'edizione 2005 del Premio Estense, la ormai gloriosa Liberty house vanta un cospicuo numero di titoli, eguagliando le storiche Taddei e Bresciani, e la più recente Nuove Carte di Silvia Casotti si impone con prestigiose collane di saggistica e di narrativa. Sulla nuova nata, come è doveroso in questi casi, occorre soffermarsi perché Silvia Casotti, oltre ad essere persona squisita, dimostra di possedere grande onestà intellettuale accogliendo all'interno delle proprie collane testi sulla condizione femminile, in tempi in cui si danno per assodate conquiste che in verità acclarate non sono. Violenze e discriminazioni nei confronti della donna ancora persistono, pericolosamente e inspiegabilmente. Richiamare l'attenzione sulla questione femminile, rivisitandola con l'occhio "allenato" di un'affermata ricercatrice come Delfina Tromboni, è un'operazione culturale di grande intelligenza. Delfina Tromboni, a cui si devono numerosi studi sull'argomento dati in luce dal Ministero per i Beni e le attività culturali e, recentemente, dalla Società Editrice Il Mulino, interpreta in Donne di sentimenti tendenziosi l'evidente segno di discriminazione con cui era considerata l'attività politica della donna impegnata nelle lotte sociali. L'adesione alle leghe, alle cooperative, o il semplice affiancamento agli uomini nelle battaglie per l'affermazione di diritti elementari, era comunque giudicato nell'Ottocento e per buona parte del Novecento un "sentimento tendenzioso", e dunque pericoloso per l'ordine pubblico. Le "schedature" di queste donne, studiate da Delfina Tromboni con intenzioni certamente diverse da quelle della Polizia di un tempo, valgono a restituire della loro esistenza un'idea di assoluto candore sociale, di anelito alla libertà e all'uguaglianza, oggi rovinato dietro valori non proprio riconoscibili. Ad eccezione della ben nota Alda Costa, che risulta schedata come "pericolosa" e "violenta" e di cui l'autrice fornisce un'eloquente fotografia ricavata dagli archivi prefettizi, altre esistenze ci interessano. Quella meno nota di Erminia Maria Bezzi, ad esempio, che insieme ad Anna Kuliscioff diede vita nei primi anni del Novecento al Comitato Socialista per l'organizzazione delle lavoratrici; o quella di Giannina Fergnani, esule in Svizzera dal dicembre 1921, dove gestì insieme al marito lo storico Ristorante Cooperativo Internazionale di Zurigo, ritenuto dalla Polizia italiana un covo di anarchici e socialisti. Tuttora esistente, ma con il pericolo imminente di un'improvvida chiusura, il Ristorante Cooperativo di Zurigo, conosciuto con l'affettuosa denominazione di Coopi, fu per Giannina Fergnani l'approdo verso il senso di appartenenza che caratterizzò tutta una vita, permettendole di incontrare amorevole solidarietà quando fu sospettata di far parte della sezione zurighese della "Giovane Italia", e schedata in Italia dal 1933 al 1940 come antifascista. Di queste sconosciute esistenze, di cui si ritrova traccia negli archivi prefettizi, ci parla Delfina Tromboni nel suo libro recente. Un libro che avrebbe tutte le caratteristiche per entrare a pieno titolo nel circuito della Scuola, quale strumento didattico e conoscitivo di solida rilevanza documentaria.
D. TROMBONI, Donne di sentimenti tendenziosi, Ferrara, Nuove Carte, 2006