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La segnalazione: L'ultima conquista di Livio Zerbini

05-03-2007 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Livio Zerbini è docente di Storia romana all'Università di Ferrara. La quotidiana dimensione della provincia non ha intaccato la sua innata propensione di divulgatore che ha preso parte in qualità di consulente scientifico a trasmissioni radiofoniche e televisive. Chi segue Voyager lo ricorderà accanto a Roberto Giacobbo nel corso di una puntata andata in onda qualche anno fa. Ma è al corrente del potenziale conoscitivo della provincia per avere indagato sotto l'aspetto storiografico gli eventi, i tumulti e la temperie che duemila anni fa caratterizzarono le faticose campagne di Traiano per annettere la Dacia e dotare l'Impero di una nuova provincia romana, la Dacia, identificabile grossomodo con l'area geografica coperta dall'attuale Romania. Quella conquista, quelle guerre cruente condotte contro gli autoctoni capeggiati dal re dei Daci Decebalo, valsero il superamento di una pericolosa congiuntura economica in cui l'Impero versava, grazie al successivo sfruttamento dei giacimenti auriferi presenti nella nuova provincia.
È quanto sostiene Livio Zerbini nel suo ultimo libro, in un momento in cui a Roma, esattamente in questi giorni, gli storici dell'arte, gli archeologi e i restauratori stanno vivacemente dibattendo sulla datazione del bronzo della Lupa Capitolina, il simbolo dell'Urbe esposto a Palazzo dei Conservatori, lasciando ancora irrisolto il dubbio che si tratti di fattura medievale e non risalente al IV secolo, come gli studiosi sostengono da sempre.
Il libro gode della prefazione del Sindaco di Roma Walter Veltroni, che conferisce giusto valore alle attente ricerche di Livio Zerbini attorno all'interpretazione delle "sequenze" istoriate sulla Colonna Traiana. Qui sono scolpiti gli episodi più rimarchevoli del bellum Dacicum, conclusosi con il suicidio di Decebalo nel corso della battaglia finale: il capo è effigiato nel momento in cui si toglie la vita tra l'ammirazione dei romani. Honos et virtus, sembrano scandire all'unisono i romani che assistono alla tragica capitolazione del re dei Daci.
Zerbini usa efficacemente in questo libro il registro linguistico del capace divulgatore che ha attinto dalla storiografia encomiastica dell'epoca traianea - con lo studio delle formelle della celebre colonna -, e da quella ufficiale dei nostri giorni, aggiungendo al panorama editoriale un nuovo e importante saggio sulla sottomissione della Dacia da parte di Roma. Tanto più importante ove si consideri che il libro viene edito nel momento preciso in cui la Romania entra ufficialmente a far parte della compagine europea. Alla popolazione romena si ascrivono affinità linguistiche ed etnoculturali con gli italiani, tanto da ritenere legittima l'espressione, già coniata in periodo umanistico, di continuità dacoromana quando ci si riferisce ai rapporti secolari fra le due nazioni.
Il lettore onesto, conquistato dal comprovato valore scientifico dell'opera, ma abituato alle inevitabili comparazioni fra il nuovo e l'antico, non potrà non assegnare a L'ultima conquista una tenuta anche morale, come libro che porta in sé un vaticinante messaggio, ben espresso dal suo autore nella sentita dedica: Alla Romania, come auspicio per un comune cammino europeo.

L. ZERBINI, L'ultima conquista, prefazione di Walter Veltroni, Roma, Editori Riuniti, 2006