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La segnalazione: Esperia. Quando la solitudine diviene Amore di Pepita Spinelli di Tarsia

05-02-2007 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Pepita Spinelli: una vitalità da far invidia ai più giovani, un'età anagrafica alla quale, se rivelata, nessuno mai crederebbe, una sobria eleganza nel vestire che ci riporta ad un tempo in cui abbigliarsi con gusto era ancora un'arte. Ma sono attributi che Pepita Spinelli ritiene ininfluenti, rispetto al ruolo che da anni si è conquistato in città come animatrice di cultura e sensibile gallerista. Amabilmente, ma con lodevole rigore, gestisce gli spazi espositivi del Centro Artistico Ferrarese, riservando attenzione alle opere di giovani e meno giovani, valorizzandole e proponendole con l'intenzione di offrire chances ed opportunità agli artisti che coltivano in segreto o apertamente il sogno di dare visibilità alla loro produzione.
Sarebbe limitativo ricondurre a questioni meramente organizzative l'attività di Pepita Spinelli, che è soprattutto una valente scrittrice con un curriculum di tutto rispetto in cui spiccano le collaborazioni a quotidiani nazionali come «Il Resto del Carlino» e «La Nazione», ma anche un'apprezzabile messe letteraria di romanzi e racconti dati alle stampe. Un volume ci conquista, l'ultimo in ordine di pubblicazione. Trae il titolo dal racconto di coda della raccolta: qui il senso della divulgazione storica e della documentazione si compendiano nelle intenzioni dell'autrice, che scardina la concezione secondo cui gli spazi della narrativa non devono contaminare quelli della saggistica, e viceversa. Il felice risultato di questa scelta è una prosa raffinata, una scrittura sorvegliata, dove i toni della comunicazione pagina dopo pagina si fanno alti. Si rimanda il lettore al registro poetico-narrativo con cui l'autrice descrive nel racconto Il tetto del mondo le sofferte riflessioni di Flavio, che scopre in sé l'abisso derivante dall'avanzare del tempo. Qui le emozioni si caricano di significato perché espresse con il ricorso ad una potente fisicità, supporto e non orpello alla mirabile descrizione del franamento interiore del protagonista: L'autunno avvampava nella sua rossa agonia. Flavio guardava con malinconia il cielo limpidissimo e, quasi ingordamente, bevevo l'aria frizzante che gli alitava sul viso. Un sotterraneo soffrire lo pervadeva tutto. Ovunque sentiva fitte di commozione che gli laceravano l'anima per una giovinezza passata troppo in fretta e per i troppo dolori che lo avevano invecchiato anzitempo nel cuore.
Piace allora pensare che nell'esistenza di Pepita Spinelli si siano verificate condizioni in cui i sentimenti, le emozioni, i franamenti, sono oggi lo spunto non di una banale ricostruzione autobiografica, ma di un'efficace trasposizione di fatti da regalare al lettore. Prerogativa, questa, degli scrittoi che sanno davvero come e cosa raccontare.

P. SPINELLI DI TARSIA, Esperia. Quando la solitudine diviene Amore, Milano, Skira, 2006