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La segnalazione: Domenico di Paris e la scultura del Quattrocento di Vittorio Sgarbi

30-01-2007 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Per la tradizionale strenna della Cassa di Risparmio di Ferrara due mesi fa è uscito dai torchi della prestigiosa Skira di Milano un bel volume di Vittorio Sgarbi su Domenico di Paris e la scultura ferrarese del Quattrocento. Né la Cassa di Risparmio avrebbe potuto individuare miglior cultore della materia, perché l'acribia di Vittorio Sgarbi, supportata da una potente capacità divulgativa, è da tempo riconosciuta ovunque, sia che il celebre critico ne dia prova nel corso di un'amena trasmissione televisiva domenicale, sia che la eserciti in ambito più squisitamente accademico.
Chiarissimo, ben documentato e comprensibile anche per chi si avvicina per la prima volta all'argomento, è il saggio introduttivo dal titolo Albori e sviluppi della scultura quattrocentesca a Ferrara, dove Vittorio Sgarbi sminuzza, scandaglia e opportunamente raffronta le scuole di pensiero che hanno caratterizzato il gusto scultoreo presso la Casa d'Este, studiando quelle derivazioni e contaminazioni che pervennero da parte di artisti toscani, veneti e lombardi di volta in volta chiamati o spontaneamente giunti a Ferrara per offrire dietro compenso la loro opera. Al successivo contributo dal titolo Domenico di Paris: "intsarsiator lignaminum" e "maestro de figure de terra ed de metallo", Sgarbi non fa mancare un apparato di schede riccamente illustrate, redatte da Alfredo Bellandi e da Pietro di Natale, che evidenziano la specifica arte di Domenico di Paris e quella che nacque dalla sua collaborazione con artisti all'epoca parimente accreditati, come Nicolò Baroncelli, detto Nicolò del Cavallo, o Bongiovanni di Geminiano.
Il rilievo dato nel volume all'opera di Guido Mazzoni, con l'ampia scheda del Compianto su Cristo morto, risente del significato - si può dire etico - che Vittorio Sgarbi attribuisce al gruppo scultoreo, oggi conservato nella Chiesa del Gesù. In altre occasioni e in altro contesto il critico si occupò del Compianto, ponendolo in rapporto con lontane reminiscenze scolastiche, dove l'evocazione del dolore immane provato dai Pianzùn (questa è la denominazione con la quale i ferraresi più attempati sanno riconoscere le statue di terracotta del Mazzoni), agì nell'immaginario del giovane e ricettivo studente del Liceo Ariosto come pungolo per la ricerca di verità e persuasioni intellettuali che muovevano dall'inesausta ricerca estetica.
Ampio spazio è dedicato nell'economia del volume al ciclo decorativo compiuto da Domenico di Paris all'interno dell'ambiente di Palazzo Schifanoia, oggi denominato Sala degli Stucchi e posto fra il Salone dei Mesi e la Sala delle Imprese. La parte centrale del volume reca un'ampia ed esaustiva scheda di Pietro di Natale, completa di bibliografia aggiornata e di un eccellente corredo fotografico attraverso il quale ogni punto della Sala è reso e ricondotto alla sua immediata fruibilità, perché si possano percepire, nelle venticinque pagine che compongono la scheda, gli inconfondibili segni del bello che caratterizzano il raffinato soffitto della Sala degli Stucchi, nota anche come Sala delle Virtù. E di virtù è giusto parlare, pensando a quanti si sono adoperati per la realizzazione di quest'ultima pubblicazione, come sottolinea nella premessa il Presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara Alfredo Santini.

V. Sgarbi, Domenico di Paris e la scultura del Quattrocento, Milano, Skira Editore, 2006