La segnalazione: I Tommasi Ferroni. Riccardo, Elena, Giovanni, a cura di Maria Censi
26-03-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Se in un anno di vita Volta la carta è riuscita ad acquisire una qualche peculiarità, è forse quella di essersi configurata come rubrica che rientra a pieno titolo nelle Varietà, denominazione spesso utilizzata in certi periodici di Otto e Novecento per designare diversi temi cui dare risalto, ma sempre e comunque in riferimento alle novità editoriali rilevate nelle librerie più o meno fornite. Se proprio dobbiamo definire una linea, assunta per caso o con voluta intenzione, guardandoci indietro ed esaminando le quarantatre segnalazioni librarie pubblicate finora bisogna dire che di Varietà ne abbiamo trattate molte. Inserendo poi temi privilegiati come le mostre d'arte, abbiamo tradito smaccati interessi per l'attualità e per i mirabili eventi che caratterizzano l'attività culturale di Palazzo dei Diamanti. Tuttavia, se abbiamo tradito interessi specifici per le arti visive, a discapito di altri ambiti espressivi come la poesia e la narrativa - pur ben rappresentati nella rubrica -, lo abbiamo fatto nella piena consapevolezza che alle mostre si accompagnano sempre delle pubblicazioni, e che già al loro primo apparire quelle pubblicazioni spesso dimostrano di resistere nel tempo, di trovare subito degna collocazione nello scaffale di una biblioteca pubblica o privata.
È il caso di un bel catalogo edito appena tre giorni fa e curato da Maria Censi, animatrice culturale e direttrice del Museo Parmeggiani di Renazzo di cui già abbiamo parlato in questa rubrica in una precedente segnalazione del 20 novembre 2006. Il catalogo esce a supporto di una mostra inaugurata il 23 marzo scorso, allestita fino al 20 maggio prossimo nelle sale del Museo Parmeggiani, e incentrata su una famiglia di artisti toscani, il cui capostipite fu Riccardo Tommasi Ferroni, attivo nella seconda metà del Novecento e scomparso nel febbraio del 2000. Valente artista, capace di suggestioni caravaggesche, il pittore lega il suo nome ad un madornale errore della critica moderna, nato dalla disattenzione (o dall'imperizia) del curatore di una mostra del 1998 intitolata Leonardo e la pulzella di Camaiore, quando fu attribuito a Leonardo un disegno di Riccardo Tommaso Ferroni. Questa "sovrapposizione", se non bastasse la qualità artistica riscontrabile nelle molte esposizioni personali e collettive organizzate dal 1965 al 2002, testimonia l'interesse per il pittore toscano da parte di personalità della cultura quali Franco Grasso, Franco Solmi, Antonello Trombadori, Leonardo Sciascia, Vittorio Sgarbi, Enzo Siciliano e Marco Goldin, solo per citarne alcuni.
Non meno capaci, e qui le ascendenze contano, sono i figli Elena e Giovanni, che accanto alle tele del padre espongono le loro opere al Museo Parmeggiani, lasciando trasparire nelle intenzioni una sorta di affettuoso accostamento in cui nessuno della famiglia deve necessariamente primeggiare, ma se proprio si deve riconoscere un'eccellenza è quella dell'arte, dell'invidiabile destrezza dei tre consanguinei pittori nel rappresentare magistralmente il reale, sia che si tratti dei nudi iperrealistici di Elena, o degli oggetti altrettanto fedeli di nature morte e di arredi d'ambiente, sia che si tratti dell'efficace vena mitologica di Giovanni, resa con straordinaria sapienza e con appropriato dosaggio del colore. Diciamolo: nel visitatore che a casa sfoglia il bel catalogo, una vena d'invidia compare per forza. Invidia buona, s'intende, quella che ci porta, ammirati, a considerare quanto l'artista (in questo caso una genìa di artisti) sappia esprimere la realtà con occhio diverso e certamente più attento di quanto non riesca a noi. È un po' come quando riconosciamo al poeta l'attitudine di dire le cose che tutti provano ma che non tutti riescono a dire.
I Tommasi Ferroni. Riccardo, Elena, Giovanni, a cura di Maria Censi, con un saggio critico di Franco Basile, Cento, Siaca Arti Grafiche, 2007.