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La segnalazione: Orfane di Apollo di Francesca Mellone

29-10-2007 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Se c'è un libro nel panorama dell'ultimissima editoria che dovremmo non solo visionare su un espositore in libreria, rigirandolo per comprenderne con uno sguardo veloce il contenuto, ma che dovremmo invece custodire gelosamente negli scaffali di casa, è questo. Denso, confezionato con spirito squisitamente scientifico, con quella lucida prosa che contraddistingue la scrittura dell'autrice, responsabile delle manifestazioni culturali della Biblioteca Ariostea di Ferrara, Orfane di Apollo non merita una lettura frettolosa, ma ci si accorgerà presto quanto sia necessario rileggerlo e riconsiderarne l'impianto. I temi su cui Francesca Mellone ci propone di riflettere sono seducenti: si esplora l'universo femminile attraverso la lente dell'arte, lasciandoci intuire una connessione stretta, persino troppo evidente (specie se abbiamo modo di dialogare di frequente con l'autrice) fra la rappresentazione del corpo femminile e una concezione dell'estetica che ha dominato lunghi periodi di splendore artistico.
Quattro i saggi contenuti nel libro, elaborazioni attente di un precedente ciclo di lezioni tenute lo scorso anno da Francesca Mellone alla Scuola di Cultura Contemporanea di Mantova. Quattro densi contributi su cui da molti anni l'autrice ha basato la sua ricerca e le sue mai rallentate investigazioni. Temi che le appartengono sia come studiosa delle valenze estetiche del sacro - fin da quando pubblicò nel 1995 un saggio acclarante dal titolo Epifanie del cadavere nelle prose di Gabriele d'Annunzio nel volume Geografia, storia e poetiche del fantastico, curato da Monica Farnetti ed edito dalla fiorentina Olschki -, sia come esperta di saperi iconologici ben esternati in anni di intensa attività culturale svolta presso la Biblioteca Ariostea e altrove, attraverso conferenze, lezioni e non pochi articoli.
Le intenzioni di Francesca Mellone ci appaiono chiarissime fin dalle prime pagine. Ne dà conto nella sintetica introduzione, che si vorrebbe in verità più estesa; non perché vi sia bisogno di una nota più esaustiva, ma per godere di una scrittura dove la parola è sempre esatta, e sempre condisce prodigiosamente il pensiero. Anche nell'efficace assetto editoriale si percepiscono le intenzioni dell'autrice. Una prima parte è intitolata Consunzione e deformità. Due esempi nell'arte di fine Quattrocento e inizi Cinquecento, che afferisce ai due saggi Figlio della sparita e Iconografia della strega tra Quattro e Cinquecento. Segue una seconda parte dal titolo Esilio e dissezione. Alcuni motivi della pittura tra Otto e Novecento, in cui sono riuniti i saggi Il mito di Pigmalione a rovescio e Venere sul moderno altare. Ciò che apprenderà chi si accosta al libro, se vorrà leggere i quattro profondi studi nella successione voluta da Francesca Mellone, è sorprendente. I rimandi sono necessari come necessario si fa il bisogno di ritornare spesso sul punto nodale del libro: il mutare nei secoli di uno stereotipo iconografico nella rappresentazione del corpo femminile, in favore di un anti-modello che agì grandemente nella cultura visiva. Siamo certi che i lettori ne saranno persuasi quando mercoledì 7 novembre Orfane di Apollo sarà presentato alla Biblioteca Ariostea (Sala Agnelli, ore 17.00). Ne parleranno con Francesca Mellone Annarosa Buttarelli, Patrizia Castelli e Monica Farnetti.

F. MELLONE, Orfane di Apollo. Il corpo femminile nello specchio dell'arte, Mantova, Scuola di Cultura Contemporanea, 2007.