La segnalazione: Qualcuno mi insegue di Roberto Pazzi
14-05-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Con colpevole disattenzione, la prima notizia sulla stampa dell'uscita in libreria del romanzo di Roberto Pazzi l'ho letta solo il 5 marzo sulla pagina culturale de «La Regione Ticino» di Bellinzona. La rubrica di Orazio Dotta e Velia Chiesa intitolata Libero di leggere, nelle intenzioni pareva doverosamente rispettare il lettore, lasciandogli la piena facoltà di accedere o meno ai libri segnalati. Ma dopo le prime righe di quella breve recensione, mi sentii meno libero di quanto a conti fatti promettesse la rubrica. Al contrario, fui indotto a cercare subito Qualcuno mi insegue, inseguito e tallonato a mia volta dal bisogno di approfondire il senso di quelle parole allettanti e insieme misteriose: La vita riserva sempre grandi sorprese, soprattutto nei momenti più impensati. Anche passeggiare per Roma può metter in serbo cose inaspettate. È ciò che accade, nel romanzo del pluripremiato Roberto Pazzi, ad uno scrittore che nella vetrina di una libreria s'imbatte in una sua autobiografia di cui, però, non conosceva l'esistenza.
Una volta letto il romanzo di Pazzi, o meglio divorato, si ha l'impressione che l'approfondimento fosse davvero necessario, anche a costo di sentirsi meno liberi, perché il tema trattato e le molte implicazioni che ne derivano, hanno una forza coinvolgente tale da farci ritenere il libro uno dei più riusciti degli ultimi anni, sia per l'efficacia dell'impianto narrativo che per l'idea di base attraverso cui la vicenda si snoda e si evolve. Il rapporto con la morte, la stessa personificazione della nera Signora che si materializzata come d'incanto di fianco al protagonista, seduto su una panchina di Villa Borghese a leggere con comprensibile stupore la sua biografia apocrifa, sono stimoli potenti per chi, autore o lettore, si misura con gli interrogativi mai risolti dell'esistenza. Quando verrà il momento di lasciare la vita? È possibile presagirlo? Ma qui avviene qualcosa di incontrollabile e di impensato, che fa dimenticare la bergmaniana impotenza di contrastare gli eventi prestabiliti: avviene che il protagonista e la morte si innamorano, conducendo la loro storia inconsueta verso un approdo salvifico e risolutivo, portatore di conoscenza e rivelazione. Rivelazione anche per il lettore, poiché nella drammatica afonia del protagonista, prostrato dalla dolorosa interruzione del rapporto con la psicologa veneta - incarnazione della sua morte -, si svelano i sottintesi dell'autore, tesi a conferire alla parola scritta valore di eccellenza e di superiorità rispetto all'oralità. Non sfugge allora il forte messaggio sulla scrittura, reso tanto più persuasivo dall'indiscussa capacità di Roberto Pazzi di produrre, da sempre, una gran bella pagina, meditata, levigata, stesa sulla carta con la passione e le lecite astuzie del narratore di razza. Ancora una volta dobbiamo riconoscergli quell'invidiabile abilità di saper entrare con maestria e leggerezza nella dimensione onirica che contraddistingue la sua scrittura, rafforzata da volute contaminazioni dove il grottesco gioca un ruolo essenziale, talvolta anticipando la percezione dello smaccato dualismo tra reale ed irreale alla quale punta lo sviluppo narrativo.
Ma è improvvido teorizzare sulle possibili e recondite intenzioni del romanzo di Roberto Pazzi senza aver offerto al lettore la possibilità di affrontarne lo scavo, che sempre è richiesto per temi e argomenti così profondi. Per questo ne raccomando la lettura, nell'onesta certezza di indicare a quanti si pongono domande sul senso della nostra presenza nel mondo uno strumento valido e opportuno, che pur non contenendo sentenze sui perenni quesiti ontologici, sa identificare le ragioni per cui necessariamente i quesiti affiorano dentro di noi. Non solo. La parola avvincente, l'intreccio emozionante, certe metafore dischiuse alla fine, fanno sì che con questo libro Roberto Pazzi riesca ad esorcizzare in noi l'orrore derivante della mancanza di risposte.
R. PAZZI, Qualcuno mi insegue, Milano, Frassinelli, 2007