La segnalazione: I treni della luna di Fabio Passarotto
30-07-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Anziché preparare gradualmente il lettore ad affrontare le pagine e i temi di questo romanzo, inizieremo con una dichiarazione lapidaria. Poiché nasce dalla lettura attenta, forse non dispiacerà all'autore: la descrizione dell'ambiente in cui si svolgono i fatti de I treni della luna prevale nettamente sulla storia e l'intreccio narrativo. Meglio sarebbe dire, per edulcorare l'asserzione, che la ricostruzione dell'ambiente fluviale permette al lettore di interiorizzare, conservandole per l'intera successione dei capitoli, le magiche atmosfere evocate dagli argini silenti del Po. Qui tutto ha sapore di sospensione, di esistenze condotte nella più ordinaria quotidianità, per quanto ordinaria possa essere la giornata di chi vive ai bordi del grande fiume, e persino le scosse, le vibrazioni di un amore occasionale fra un anziano e una giovane campeggiatrice in cerca di una qualche verità, pare qui meno trasgressivo, quasi naturale. È lecito pensare che proprio su questo dualismo dell'esistere, la gioventù e la vecchiaia, la pioggia e il sole, l'amore sicuro e consolidato e quello pericoloso, Fabio Passarotto voglia insistere. E insiste fornendo anzitutto al lettore una cornice idonea, continuativa, ininterrotta nello svolgimento dei fatti, che nell'impianto narrativo paiono ininfluenti, o comunque in subordine rispetto alla millenaria sapienza di chi sceglie di vivere sul Po.
Ecco allora la felice intuizione onomastica: protagonista del romanzo è Poscienza, nome coniato da un connubio fra Po e scienza, e chi incarna lo spirito delle due cose, con il suo incessante bisogno di raccontare storie, dimostra di servire la scienza di cui è depositario, e con la scienza anche la naturalezza di vivere proprio lì, sul Po, a contatto con armonie ancestrali, spesso rotte da malattia, morte, temporali e amori improvvisi, sempre e comunque connessi ad una dimensione dell'esistenza che altrove sarebbe diversa e certamente più banale. Neppure le battagliere disquisizioni filosofico-teologiche ingaggiate con l'amorfo parroco del luogo, scuotono quella scienza, come se sul Po regnasse un sano panteismo al quale è dolce abbandonarsi per semplificare le cose. Passarotto non ne fa mistero: persino il suo linguaggio, talvolta crudo, asciutto e definitivo, lega con le intenzioni annunciate fin dai primi capitoli. Ciò che non è annunciato è lo snodo narrativo, nel quale Passarotto dà prova di innegabili capacità nel mescolare fatti e situazioni, talvolta spiazzando il lettore e facendogli volutamente perdere il "punto di vista", per poi ricondurlo di nuovo verso l'ambiente fluviale, un ritorno a casa che tutto riordina, armonizza e concilia. Pare di leggere le intenzioni dell'autore nella parte conclusiva del romanzo, con il finale a sorpresa di cui non si dirà, ma dove si intuisce che lasciare il luogo in cui si è scelto di trascorrere l'esistenza per comprendere il mondo, diventa una slabbratura dell'esistenza, spesso una decisione fatale. Nell'economia del romanzo l'impietoso esito dello spostamento dei protagonisti in altro luogo, spiega compiutamente il valore della scelta di Poscienza, della sua umanità e del suo bisogno di amare. Che è bisogno di tutti gli uomini.
F. PASSAROTTO, I treni della luna, Ferrara, Este Edition, 2007.