La segnalazione: Degenti contenti 2 di Sergio Vincenzi
27-08-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Il dubbio che su certe nostre miserie si possa ridere, c'è. Ma poiché è un sacerdote per primo a farlo, con un'autentica vocazione che lo porta ad assistere spiritualmente ed a rincuorare gli ammalati negli ospedali, a ridere di queste cose ci si sente meno colpevoli. Per la verità le pagine di Degenti contenti 2 non inducono banalmente alla derisione o allo scherno, ma sottolineano il candore di esseri umani di fronte al mal riuscito impiego di una terminologia medica sconosciuta, inserendo nella conversazione con altri distorsioni comiche o alterazioni di quei termini per dare spiegazione allo stato di salute precaria in cui versano, o per descrivere il tipo di esame medico cui sono sottoposti. Ne nascono gustose castronerie che rendono tenerissimi i degenti alle prese con i loro problemi, piccoli o grandi che siano. Raccogliendo quei brani di conversazione in un libro, Sergio Vincenzi dimostra come le miserie della specie, il corpo che si deteriora, gli organi che si guastano, le malattie che incombono, appartengono di fatto a condizioni inevitabili con cui dobbiamo prima o poi fare i conti, e prendersi un po' in giro talvolta può farci solo bene, se non altro per esorcizzare le paure dello spettro della morte e della sofferenza. Ecco allora che dichiarazioni come Mi hanno ricoverato in caldologia (cardiologia), perché ho il cuore che batte due volte (aritmia), rese da un paziente e riferite testualmente da Don Sergio Vincenzi in questo libro, si caricano di spontanea comicità, senza nulla togliere alla gravità della patologia in questione. Così come l'affermazione di un altro paziente affetto da una seria cardiopatia, risulta commovente se la si raffronta con la possibilità da parte di chi ascolta di comprendere quale sia effettivamente la diagnosi: Il Professore per me ha scelto Cotignola, perché devo essere operato al cataclisma (aneurisma) della vena del cuore.
Deve averne sentite tante, Don Sergio Vincenzi, e tante volte deve essersi commosso, se ha riunito in due volumetti le espressioni dei ricoverati ai quali ha portato conforto presso l'Ospedale del Delta di Lagosanto: Degenti contenti è uscito con i tipi di Este Edition nel 2006, ed ora, dopo un solo anno, con il titolo di Degenti contenti 2, ecco questo secondo volumetto, suddiviso come il precedente in capitoli dedicati per comodità di lettura alle singole Divisioni Ospedaliere: Medicina, Cardiologia, Chirurgia e Urologia, Ortopedia, con conclusive appendici in cui riporta una divertente "Anamnesi in Ortopedia" e altre perle con il titolo "Dai vari reparti". Qui si leggono sentenze che esulano dalla dimensione squisitamente ospedaliera, anche se sono gli stessi pazienti a pronunciarle: Io non sono sposato perché sono uno scampolo (scapolo); oppure: Adesso che comanda Bròdi (Prodi), voglio vedere quante tasse in più, o in meno, dobbiamo pagare; e ancora: Il nostro prete è giovane e bello. Si vede che gli sarà venuta la vocazione. Però che spreco!
È questa saggezza popolare, unita all'innocente mancanza di tatto rilevata con fine umorismo da Don Sergio Vincenti nelle camere e nelle corsie degli ospedali (ben esemplata peraltro nella vignetta di Giuseppe Bertarelli nell'immagine di copertina), a rendere affascinante il libro. Nella sopportazione della malattia che affligge il corpo, spesso sconvolgendo anche la mente, escono le idee sulla vita, investendo la sfera privata e sociale di ognuno, nel tentativo di dare voce a ciò che se prova quando la salute è minacciata. O forse più semplicemente nel tentativo di far trascorrere con rassegnazione e nel miglior modo possibile il tempo che ci separa della sperata dimissione.
S. VINCENZI, Degenti contenti 2, Ferrara, Este Edition 2007