La segnalazione:Origami di stoffa di Carla Baroni
18-06-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
In questi versi di Carla Baroni, scritti in memoria della madre anziana da poco scomparsa, c'è qualcosa di sacrale che arriva diritto al cuore. Più dello stile, che già conosciamo per avere letto (e recensito) di lei il precedente Variate iterazioni, qui prevalgono le intenzioni, dettate da un amore filiale che, in quanto tale, si manifesta a diverse gradazioni, sconfinando in sentimenti talvolta contraddittori, in effusioni come in quotidiani litigi, ma dove tutto sottende alla naturale vicinanza tra due esseri umani indissolubilmente legati. Legati anche ora, che uno di loro non vive.
Ecco dunque il messaggio potente e definitivo. È la speranza di potersi ritrovare, coltivata come incapacità di ammettere una scissione di quell'umanità grande che ha unito madre e figlia:
ed è questa incertezza la mia pena / di non poterti ritrovare più. Entrambi, di volta in volta, hanno assunto in vita differenti e mutevoli ruoli, scambiandosi oneri, impegno e coraggio, ora tanto necessario a chi resta. Manca anche il quotidiano battibecco, lo screzio sempre e comunque stemperato, manca la voce della madre scomparsa, e la costellazione mia s'imbruna / di questo tuo silenzio che non tace / l'angoscia di una morte anche se attesa /.
Pare di percepire, nella lettura di questi versi, l'avanzare di un sentimento che alberga in ognuno di noi quando siamo presi da sconforto al pensiero di perdere le persone di cui siamo la naturale appendice. Non è il ritrovarsi da soli, l'affrontare le cose senza amorevoli consigli, l'assenza di una parola buona per lenire le asperità della vita. È qualcosa di più: è ritrovarsi come in trincea, con la consapevolezza di non avere dietro di noi niente e nessuno da cui in qualche modo dipendere negli affetti. Questo pare di leggere in Origami di stoffa: l'affermarsi di un sentimento che esce fluido dai versi dell'autrice e s'impone come necessità di ribadirlo, quel concetto, che comunque non sarà mai né ripetitivo né stucchevole, in versi come in prosa. E Carla Baroni ben riesce a farci intendere quel senso di desolazione infinita che accompagna le nostre giornate dopo la perdita di un genitore: E riga volti e penetra nel pozzo / della straniata nostra solitudine / gelosa ancora delle tue parole / e non concede tregua alla furtiva / statica fissità dell'ora immota /.
Questo sentimento struggente, proprio perché deriva dal nostro senso del sacro e non da letteraria nostalgia, si traduce spesso in spontanee evocazioni durante il sonno notturno, con evanescenze che talvolta ci sembrano persino palpabili. A certificare un comune sentire, trovo le medesime modalità di apparizione in un recente e mondadoriano romanzo di Marisa Bulgheroni dal titolo Un saluto attraverso le stelle, dove la madre dell'autrice, apparendole fra sonno e veglia, si fa pungolo interiore per indurla a scrivere del passato, di sogni mancati e di occasioni svanite. Ma anche per un ideale ricongiungimento attraverso gli stessi modi messi in atto dagli innamorati di ogni tempo e di ogni epoca; lontani l'uno dall'altra, gli amanti decidono da secoli di fissare la luna alla stessa ora e nello stesso minuto, per sentirsi più vicini e convincersi di comunicare attraverso lo spazio. Un saluto attraverso le stelle, appunto, espressione mutuata da Anna Achmatova, che volle liricamente esprimere la potente suggestione con celebri versi: Se solo tu potessi mandarmi a mezzanotte un saluto attraverso le stelle
Vorremmo sinceramente che questo accadesse a Carla Baroni, in premio alla sensibilità poetica di cui è dotata.
C. BARONI, Origami di stoffa, Foggia, Bastogi Editrice Italiana, 2007