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La segnalazione: Gemine Muse. Percorsi di giovani artisti nelle città italiane tra storia e arte

04-06-2007 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

L'idea è lodevole: accostare l'antico al moderno, usare un luogo museale concepito per l'esposizione di oggetti e collezioni d'arte per inserirvi opere di artisti giovani, purché sotto i trentacinque anni di età. Tutto questo non vale a dissacrare i musei, semmai ad impreziosirli con contaminazioni che mettono il visitatore incredulo di fronte ad installazioni per certi versi imposte, ma pur sempre di forte impatto.
Con il fattivo sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Direzione Generale per l'Architettura e l'Arte Contemporanea, dal 21 aprile al 1 luglio quaranta Amministrazioni pubbliche italiane ospitano queste installazioni insolite con la palese intenzione di interpretare luoghi e collezioni attraverso oggetti ed opere apparentemente distanti dall'assetto mussale in cui sono collocate. L'iniziativa, che ha preso avvio da qualche anno, è denominata Gemine Muse, ed è esemplarmente documentata ad ogni edizione con un catalogo-repertorio delle città italiane ospitanti e degli artisti coinvolti o invitati. Alla scheda del museo in cui trova posto l'installazione, è unita la biografia dell'artista, nonché una necessaria precisazione del messaggio, utile a comprendere il senso dell'accostamento fra antico e moderno cui ci si vuole riferire.
Anche Ferrara è degnamente rappresentata nel volume grazie alla presenza presso Palazzo Bonacossi di due installazioni, opere rispettivamente proposte da Elisa Leonini e Silvia Sartori e da Matteo Sacchi. Gli artisti ferraresi contaminano gli spazi museali oggi destinati alla mostra temporanea sulle collezioni del Cardinale Giovanni Maria Riminaldi, con l'inserimento di materiali che, nel caso di Matteo Sacchi, si dimostrano volutamente invasivi, costringendo il visitatore a deviare dal naturale percorso di mostra per non scontrarsi vis à vis con un uovo sovradimensionato posto al centro della sala, o per non pestare lingue di scagliola applicate sul pavimento in cotto. L'idea dell'antico suggerita dall'uovo sospeso al centro della stanza e trattenuto da un filo sottilissimo e invisibile, sottende all'eternità delle cose, con la perfezione che l'oggetto richiama, e le lingue spuntate dal terreno in cui si legge il bisogno da parte della contemporaneità di appropriarsene. Nella seconda installazione Elisa Leonini e Silvia Sartori inseriscono due stampe fotografiche su PVC all'interno di specchi antichi dalle cornici barocche, oggi a ornamento di un ambiente in cui è collocato il bronzetto della Diana cacciatrice attribuito a Jean Baptiste II Lemoyne. Lo scopo è quello di restituire immagini alterate anche dell'antico, di quell'antico che nella scultura si ispirava alle fattezze umane per rendere l'idea di perfezione e di armonia. Non è possibile guardarsi allo specchio senza prendere coscienza della varietà della più comune e diffusa identità dell'uomo, anche di fronte al bisogno di rappresentarla attraverso gli stilemi del classicismo.
Va detto che un'interpretazione delle opere dei giovani artisti da parte di chi può decifrarne l'enigmatico linguaggio, qui si rende necessaria. Diversamente avremmo solo stupore, e forse un poco di disgusto. Il che non è mai un buon sistema per accostarsi al nuovo e ai giovani. Ma obiettivamente la perplessità si impadronirebbe dei visitatori di queste sale, se non potessero avvalersi delle provvidenziali pagine di Maria Luisa Pacelli e di Chiara Vorrasi, che hanno saputo leggere, interpretare e condensare i significati non subito comprensibili delle installazioni di Palazzo Bonacossi. Detto questo, agli artisti giovani che ne sono autori non possiamo che rendere onore e merito.

Gemine Muse. Percorsi di giovani artisti nelle città italiane tra storia e arte, Torino, Stamperia Artistica Nazionale, 2007