La segnalazione: Cosmè Tura e Francesco del Cossa a cura di Mauro Natale
24-09-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
È negli anni del governo di Borso d'Este che la stagione artistica del Quattrocento e l'affermarsi del felice linguaggio espressivo di cui furono degni rappresentanti Francesco del Cossa e Cosmè Tura conosce il suo apice. Gli stilemi espressivi dei due pittori sono ben evidenziati nel percorso della mostra ferrarese allestita a Palazzo Diamanti e a Palazzo Schifanoia, inaugurata sabato 22 settembre. Due sedi per puntare la lente sul contesto propriamente storico-artistico in cui agirono gli abili pittori di Corte, e per rendere ancora più comprensibile il loro intervento e la loro tecnica pittorica al visitatore, che disponendosi davanti alle straordinarie opere esposte nelle sale di Palazzo dei Diamanti, potrà poi estendere l'"esplorazione" al Salone dei Mesi.
Nel percorso ideato da Mauro Natale, e nella conseguente scelta delle opere da esporre, in effetti si è tenuto conto delle legittime esigenze conoscitive del visitatore: seguendo sul catalogo il numero progressivo delle preziose opere esposte (medaglie, dipinti, opere scultoree, codici), si ha subito l'impressione di poter agevolmente inquadrare il periodo di riferimento. Un percorso ben congegnato che consente di cogliere le ragioni per cui opere come la Pietà del Tura e il Ritratto d'uomo di Francesco del Cossa, entrambi presenti in mostra, incarnano la cifra stilistica di un'epoca. Sono gli anni in cui - già a partire dal 1423 con il Sinodo di Colonia - la liturgia mariana introduce le valenze simboliche e figurative della Mariae Compassio, restituendo della madre di Cristo l'immagine di protagonista in moltissime scene pittoriche, e rimpiazzando così il Gesù della Christi Passio. Sono gli anni in cui i delicati ritratti di uomini e donne campiti su sfondo paesaggistico entrano nella stagione compositiva del Quattrocento, con quelle precise fattezze del volto e quei rilievi collinari e montuosi che suggeriscono il senso del quotidiano e della contemporaneità dei soggetti.
Gli studi progrediscono e l'apporto di nuovi contributi su riviste qualificate di storia dell'arte e di cultura religiosa ampliano costantemente il campo d'indagine. Ma occorre anzitutto considerare questo evento nel suo più autentico significato, che è quello di fornire al visitatore i necessari supporti per comprendere un pensiero e un senso estetico impostosi grandemente nel Rinascimento italiano. Valido supporto si attesta dunque il ricco e corposo catalogo che qui segnaliamo. Mauro Natale aveva già inquadrato il periodo dell'arte ferrarese nel XV secolo in un denso contributo pubblicato nel 2003 nel volume Una Renaissance singulière per la mostra allestita al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles in occasione del semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea. La presenza in catalogo di qualificati contributi resi da studiosi di vaglia come Giovanni Ricci, Luke Syson, Giovanni Sassu, Fabrizio Lollini, Marcello Toffanello, che alla cultura visiva "suggerita" dall'Officina ferrarese hanno rivolto attenzione, lascia supporre fin da ora che questa nuova mostra varrà come valido aggiornamento nella diffusa letteratura riguardante la cerchia di Cosmè Tura e di Francesco del Cossa. Del resto, non c'è da dubitarne, se prendiamo per buona l'affermazione secondo cui Ferrara è città del Rinascimento anche per la documentata presenza nel Quattrocento di artisti afferenti ad un'Officina, che prima ancora di caratterizzare uno stile, un gusto, un modo di fare arte, era "fucina di ingegni", di menti aperte e inclini alla sperimentazione.
Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este, a cura di Mauro Natale, Ferrara, Ferrara Arte, 2007.