La segnalazione: Scritto in blu di Giacomo Battara
09-07-2007 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Se non fosse per certi pretesti narrativi a cui l'autore ricorre per completare l'abile intreccio narrativo, questo secondo romanzo di Giacomo Battara potrebbe inserirsi a pieno titolo nel filone siloniano del recupero del passato per connotare meglio il presente. L'espediente narrativo è quello ricalcato dagli autori di ogni tempo, classici i moderni: il ritrovamento del diario, prezioso solo per chi lo ha scritto e per chiunque altro lo legga a distanza di anni, bagnandosi di passato e di mistero, consegnandosi ad una pressante necessità investigativa per saperne di più, per spiegare a distanza questioni irrisolte di cui il manoscritto è di solito depositario. Fatto è che Giacomo Battara ben riesce a "coltivare" e a far progredire il mistero, conducendo gradualmente il lettore verso un punto conclusivo della vicenda, ma solo dopo averlo distratto con adeguati artifici, come l'inserimento di storie nella storia che toccano registri apparentemente distanti dai fatti narrati, e che nell'economia del romanzo servono da valido collante.
Basta con le divagazioni narratologiche. Scendendo nel concreto c'è un protagonista che ritrova un diario, lo legge, ne ravvisa l'importanza per comprendere qualcosa di più della sua personale esistenza, decide di approfondire e insegue l'autore di quelle pagine. Mettendosi sulle sue tracce incappa in un segreto, non terribile ma umanissimo, che solo alla fine verrà svelato. E mentre la ricerca prosegue inesausta, ecco profilarsi per contrapposizione tutto un mondo in cui l'infanzia diventa importante, e così il racconto di fiabe che compongono una parte rilevante del romanzo si amalgama felicemente con il resto.
Battara condisce la storia con voluti richiami alle passioni più autentiche, quelle che nel bene e nel male trasformano esistenze e temperamenti, esigendo discrezione e silenzio a cui come sempre provvede il tempo. Richiami dove la parola lanciata quasi per caso vale a comporre il titolo stesso del romanzo. Scritto in blu ne è il titolo, perché il bleu è il colore dell'inchiostro usato nelle pagine del manoscritto ritrovato. E ancora: la pianura come ambientazione costituisce il fondale della piattezza non solo geografica della provincia sonnolenta in cui i fatti si svolgono.
Inseriti quasi per puro caso e senza un'apparente funzione, quei segni evocativi presenti nel testo si rivelano invece fondamentali per la ricostruzione tutta soggettiva operata dal lettore, tesa ad amplificare le immagini suggerite dalla scrittura e a dotarle di continuità. In questo Giacomo Battara dà prova di riuscire, fornendo al lettore gli strumenti necessari per affrontare trama e snodi narrativi in maniera quasi filmica, con una successione di fatti in cui per forza di cose ci si sente direttamente coinvolti. Non deluderà allora l'esito inaspettato della vicenda, a cui volutamente non accenneremo, con la sfacciata volontà di instillare curiosità per questo libro ricco di atipici colpi di scena, tutti circoscritti alla sfera della introspezione più che della suspence fine a se stessa.
G. BATTARA, Scritto in blu, Bologna, Minerva Edizioni, 2007