La segnalazione: L'empietà di Marte di Giuseppe Muscardini
05-11-2007 / A parer mio
di Claudio Cazzola
Siamo a Itaca. Finalmente lo straniero senza nome - tale è colui che di nomi se ne attribuisce più di uno - è ammesso, lui rivestito di buchi e strappi come un pezzente, al cospetto della regina. Fra i due si intreccia una gara di astuzia sottile, lei sospettosa (e ne ha ben donde) di fronte all'ennesimo millantatore pari a quelli che si sono già presentati altre volte arrogandosi l'identità del marito, lui teso a sondare il grado di fedeltà della moglie lasciata sola con il figlio appena nato molti molti anni prima. Fra gli indizi di un riconoscimento possibile, ecco anche manto, tunica e fibbia, la cui descrizione da parte dell'ospite fa sgorgare dalla bocca di Penelope parole indicibili nella loro terribilità (Odissea, 19, 255 ss.):
«io, proprio io gli consegnai le vesti di cui parli,
facendole uscire dalla stanza da letto, e fibbia risplendente vi aggiunsi,
decoro insigne per lui: eppure, ora, non riuscirò mai più a riabbracciarlo
a casa sua ritornante, alla terra patria.
Sopra la concava nave con cattivo destino Odisseo se ne andò,
sì, se ne andò, per vedere Troia maledetta, Troia innominabile.»
Ecco, la parola composta qui tradotta con «Troia maledetta» (Kakoìlion) può benissimo servire da chiave di accesso per immergersi nella lettura del prezioso volume di Giuseppe Muscardini intitolato L'empietà di Marte: nessun rifugio nella metafora, nessuna dissimulazione, ma programma chiaro e semplice nella sua spietata denuncia, perché, non sufficiente il titolo, viene a soccorso il sottotitolo, che recita Elogio dei giovani che ripudiano la guerra. Consiglierei di iniziare l'itinerario testuale di questa raccolta di interventi proprio dal saggio che dà il nome al libro (pp. 149-155), laddove l'Autore radica saldamente il proprio acume critico nella cultura ferrarese, riesumando (è il caso di dirlo) l'edizione a stampa dei testi poetici di Tito Vespasiano Strozzi e del figlio Ercole da parte del sommo Aldo Manuzio (Strozii poetae pater et filius, Venezia, 1513). Nella epistola dedicatoria alla Duchessa di Ferrara Lucrezia Borgia, l'Editore esprime una durissima condanna della guerra, non di questa o quella guerra, ma della guerra in generale, quale metodo normale, e perciò esecrando, adottato dagli uomini di ogni tempo e paese per risolvere le questioni piccole e grandi di convivenza reciproca. Per fare questo, Manuzio recupera nella sua memoria di umanista dotto gli immortali versi delle Georgiche di Virgilio (vv. 510 s.)
«Vicinae ruptis inter se legibus urbes
arma ferunt; saevit toto Mars impius orbe»
testo che suona, nella traduzione di Muscardini, così: «le città vicine, spezzati i patti, si fanno guerra, e in tutto il mondo l'empio Marte infuria» (p. 152): Mars impius, l'«empio Marte», il dio nefasto di lucreziana memoria, tanto da essere invocata la dea Venere in persona, la divinità protettrice dello stato romano, affinchè renda innocuo, adagiato sul suo seno, Mavors armipotens che distribuisce al mondo i «tremendi regali della guerra» (belli fera moenera: Lucrezio, De rerum natura, 1, vv. 32 s.). E ancora ferrarese è lo spunto che suggerisce il saggio interpretativo sul Compianto (pp. 80-92), in particolare ove sta scritto:
«Oltre alla forze espressiva di cui è dotata l'intera composizione, nella memoria dei ferraresi il Compianto incarna il senso di distruzione provocato dalla guerra: la dimensione della sofferenza offerta dal Mazzoni rischiò la distruzione durante la seconda guerra mondiale, quando una bomba colpì la chiesa della Rosa, dove gli otto elementi in terracotta erano allogati» (p. 89). Il saldo e convincente possesso della storia del nostro microcosmo cittadino si accompagna - e non è un caso - alle altrettanto persuasive ed istruttive indagini su 'altre' storie, dall'Austria alla Grecia alla Romania: nei dodici capitoli che compongono l'opera si respira la medesima istanza etica presente nei classici. Classici senza aggettivi, quei libri che proprio perché radicati nello spazio e nel tempo costituiscono un valore con cui confrontarsi in ogni spazio e in ogni tempo. Per esempio nella scuola, ove un volume come questo è un vero acquisto.
Giuseppe Muscardini, L'empietà di Marte, L'avvenire dei lavoratori - Quaderno VII, 2007 1-2, Tragelaphos, Zurigo, 2007.