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La segnalazione: Alle porte di Ferrara di Dino Marsan

18-02-2008 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Solo a guardare la bella immagine di copertina di questo libro di Dino Marsan, presentato venerdì scorso alla Biblioteca Ariostea da Riccardo Roversi e da Francesca Mellone, si è invasi dalla legittima aspettativa di poter vedere qualcosa di inesplorato appeso alle porte di Ferrara. L'utilizzo delle moderne tecniche fotografiche influenza grandemente la nostra cultura visiva e fa presa anche su chi a Ferrara non vive ma è nella condizione di doverla visitare per la prima volta, e come un pellegrino, trovandosi a varcare la soglia ormai solo ideale di Porta Mare, di Porta Paola, di Porta degli Angeli, trovandosi giustappunto alle porte di Ferrara, è diffidente e ancora ignaro della generosità e della cortesia dei suoi abitanti. Potrà scoprirlo bussando alle loro abitazioni, usando quei pomelli, quei battenti, quella ferramenta che Dino Marsan ha ripreso con cura singolare, impressionandoli nella pellicola a colori o nel prodigioso meccanismo interno di un apparecchio digitale. Ha saputo farlo con innegabile maestria, gettando un ponte fra la concezione alta e accademica della ricerca estetica e quella più minuta della catalogazione di oggetti in cui si leggono filosofie, concezioni, rimandi mitologici e soavità che vorremmo necessariamente legare al gusto personale di chi si serve degli interessanti oggetti censiti. Ma è utopia: sarebbe come dire che la piccola testa di ottone lucido raffigurante un putto ridanciano, la bocca aperta, gli occhi semichiusi e il volto contratto nello spasmo incontrollabile della risata, riflette la personalità di chi si serve di un pomello simile per la sua porta d'ingresso. Basiamoci invece sullo spirito autentico di questo libro: il suo eclettico autore si è nutrito di una dimensione squisitamente estetica, riversandola con sicuro effetto nel lettore. La genuinità, l'intuizione e la valenza documentale di Alle porte di Ferrara, si leggono segnatamente nella capacità di Dino Marsan di porre l'accento sullo spostamento del gusto, anche quando trattiamo di oggetti di uso comune esposti alle intemperie e alle aggressioni del tempo. Ma proprio per questo trasudano un senso di incorruttibilità, lasciandoci la fondata impressione dell'apparire fugace dei grandi assenti del passato e - perché no? - lasciando spazio alle avventure stilistiche di quanti, alle porte del futuro, vorranno dotare le loro case di orpelli più adatti alla contemporaneità.
Un grande assente a cui dobbiamo riservare per l'occasione un doveroso interesse è certamente Giuseppe Agnelli, fondatore nel 1907 della Ferrariae Decus e storico Direttore della Biblioteca Civica. Diede alle stampe nel 1909 un volume dal titolo Ferrara. Porte di chiese, palazzi e case, dove documentò la presenza in città di portali medievali e rinascimentali, in marmo o in cotto, estendendo la sua investigazione agli edifici davanti ai quali il comune passante, posando l'occhio su un archivolto istoriato o un fregio ornamentale a rilievo, non poteva restare insensibile pur nel frettoloso disbrigo delle faccende quotidiane. In molte delle fotografie in bianco e nero usate a corredo del volume apparivano catenacci, battenti in fer forgé di varia fattura, rispondenti a necessità di ordine pratico ma oggi non meno interessanti all'occhio pur poco allenato dei contemporanei. L'integrazione almeno visiva di quell'impresa editoriale, risalente a quasi un secolo fa, pare oggi venire dal libro di Dino Marsan, con l'adozione di un titolo significativo e posto quasi in continuità con il precedente: Alle porte di Ferrara.

D. MARSAN, Alle porte di Ferrara, Ferrara, Este Edition, 2007