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La segnalazione: Rispecchiamenti. Tasso in manicomio a cura di Margret Stuffmann

12-11-2008 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Una mostra di forte impatto visivo è stata inaugurata il 6 settembre presso i locali espositivi denominati Am Römerholz di Winterthur, dove è ospitata la Collezione Oskar Reinhart. Aperta fino al 14 dicembre, la mostra intitolata Eugène Delacroix. Spiegelungen. Tasso im Irrenhaus è l'ultimo evento culturale in programmazione prima dell'inizio dei lavori previsti per l'attuazione della seconda fase di ristrutturazione degli ambienti, che richiederanno la chiusura del museo dal 15 dicembre prossimo alla metà del 2010. Finalità centrale dell'iniziativa, curata da Mariantonia Reinhard-Felice responsabile della Collezione Oskar Reinhart, è quella di evidenziare la drammatica condizione d'animo di un artista di fama quando le circostanze gli riservano privazioni e limitano la sua libertà di movimento. La vicenda biografica di Torquato Tasso, recluso per sette anni in una cella asfittica, si presta a definire in termini precisi l'idea della contrapposizione esistente fra creatività letteraria e ricovero forzato. Rispondendo al richiamo del mito ottocentesco creato attorno alla prigionia del cantore della Gerusalemme liberata, a raffigurare degnamente quello stato d'animo provvide nel 1839 Eugène Delacroix, realizzando un dipinto su tela carico di pathos, esposto per l'occasione a Winterthur. Le palpebre abbassate, la mano che sorregge il capo, sembra di percepire sul volto diafano di Torquato Tasso l'anelito a quel marcato lirismo che lo rese grande, pur tra infinite vicissitudini e non rari segni di squilibrio psichico. Come sfondo una tenda lacera che pende dal soffitto, e un'inferriata da cui sporgono le braccia di uno dei quattro giovani nell'atto di dileggiare il poeta. Tasso im Irrenhaus è il titolo dell'opera pittorica di Eugène Delacroix che grazie all'uso appropriato delle fughe di colore quasi monocrome consente di immaginare le angustie e i tormenti certi, inoppugnabili, di cui il poeta fu vittima nella città estense, quando il Duca Alfonso lo rinchiuse nella cella spoglia e disadorna dell'Ospedale di Sant'Anna. L'aria mesta, lo sguardo smorto e una certa rilassatezza della postura, diventano rispecchiamento (spiegelungen) della sofferenza dovuta alla reclusione, unita alla rassegnazione dell'utilità della degenza. In quello stato Montaigne dovette incontrarlo quando gli fece visita nel 1580, se poi scrisse di averlo trovato survivant à soy-mesme, miscognoissant et soy et ses ouvrage. La raffigurazione di Delacroix, che campeggia sulla copertina del catalogo, è fedele alla testimonianza resa da Montaigne, e consapevolmente l'attenzione dei curatori dell'esposizione di Winterthur si appunta sulle comparazioni speculari tra la versione più nota del dipinto del 1839 ed una precedente datata 1824, oggi in collezione privata.
Quella presunta prigionia diede a quanti si dedicarono ad opere d'inchiostro e alle arti figurative ispirandosi al Tasso, stimoli potenti per immaginare dietro le sbarre fitte di una cella i patimenti di uno spirito libero ed inquieto che ci consegnò pagine memorabili. Non sorprende allora che quel mito oggi giunga a noi attraverso una tela di Eugène Delacroix, scelta quale immagine di copertina di un ricco catalogo di mostra stampato a Monaco di Baviera da Hirmer. Anche questo serve a criminalizzare ogni costrizione psicologica e ci aiuta a distinguere fra autentiche patologie della mente e dissidenza.

"Rispecchiamenti. Tasso in manicomio" (Titolo originale: Eugène Delacroix. Spiegelungen. Tasso im Irrenhaus), a cura di Margret Stuffmann, con contributi di Norbert Miller e Karl Heinz Stierle, München, Hirmer Verlag, 2008, Catalogo della mostra allestita a Winterthur (Svizzera) dal 6 settembre al 14 dicembre 2008.