La segnalazione: Portami in Paradiso di Lidia Fiorentini Chiozzi
31-03-2008 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Trentacinque liriche e una lettera ad un'amica. Volendo banalmente quantificare lo spessore dell'ultimo libro di Lidia Fiorentini Chiozzi, dovremmo ricorrere a questa riduttiva espressione. Ma noi non siamo né tipografi né contabili. Al contrario, ci dispiace che le pagine di Portami in Paradiso siano così poche, vorremmo verso la fine vederle magicamente duplicate per continuare a percepire il candore e l'autentica umanità che la scrittura di Lidia ogni volta sa evocare in chi legge.
Lo spessore diventa allora importante, sia quando ci riferiamo alla numerica somma delle pagine, sia quando ne consideriamo la valenza etico-culturale. Aspetto, quest'ultimo, che sempre esige da parte del lettore non l'applicazione di severe analisi stilistiche, ma l'umiltà di un ascolto attento di quelle musicalità poetiche in grado di portarci emozioni legate al nostro presente e al nostro passato, spesso uniti dall'uso sapiente della parola. Lidia Fiorentini Chiozzi dimostra di poter ricucire magistralmente il passato e il presente attraverso languide velature che lasciano trasparire figure e fatti della vita, sia quando si tratta di uomini e donne non più fra noi ma di cui abbiamo conosciuto la statura morale, sia quando si tratta di bassezze umane spesso incomprensibili, come l'irridente motto Arbeit macht frei: Sui cancelli del lager / campeggia la scritta / ARBEIT MACHT FREI. / Incredibile crudele sarcasmo./ Alle volte sono invece i trionfi del vivere a dominare la scena, situazioni esaltanti che inducono a giustificati interrogativi: Fino a quando Dio sarà / così benevolo con me? /. I versi conclusivi della lirica a pagina 29 echeggiano con la potenza di cui fu capace Ezra Pound, che dall'alto del Ponte di Rialto, folgorato dalla bellezza di Venezia, lanciò il suo terribile quesito alla divinità: Cosa ci aspetta, o Signore, per questo incanto che ci concedi di vedere?.
Ecco allora uno degli aspetti portanti della poesia di Lidia Fiorentini Chiozzi; ecco l'entusiastica visione dell'esistenza, il godere del momento, del passato e del presente; ecco il bisogno di cantarlo, quel momento, per riviverlo e farlo rivivere: È tanto bello stare in casa / insieme / seduti in poltrona a chiacchierare, / certo non dei "Massimi sistemi" / ma ci basta rievocare qualche viaggio / per renderci allegri e ridere contenti /. È l'ultima poesia della silloge e l'autrice vorrebbe di certo rendere partecipi degli esaltanti momenti che la vita le ha donato anche le sue amorevoli ombre, gli estinti. Gli effetti ricambiati si delineano, si connotano e prendono consistenza nella finale Lettera ad un'amicacome in un "mondo di gelatina", per usare un'espressione cara alla destinataria della lettera, idealmente spedita da Ferrara il 10 ottobre dello scorso anno.
Resta la mancanza di una risposta, come resta la supplica formulata a Rialto da Ezra Pound: ci sarà qualcuna delle nostre ombre benigne ad aspettarci sorridente nel proverbiale "aldilà"? Nell'attesa, ancorati saldamente al nostro pur labile presente, è opportuno convertire il dubbio ontologico in altra e più terrena domanda: perché Lidia Fiorentini Chiozzi ci ha regalato solo trentacinque liriche? Perché solo cinquanta pagine? Scriva ancora. E sempre. Il Paradiso può attendere.
L. FIORENTINI-CHIOZZI, Portami in Paradiso, Ferrara, TLA, 2008