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La segnalazione: Pinocchio e il disincanto di Paolo Tesi

07-04-2008 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Sull'opera pittorica (e non solo) di Paolo Tesi dovremmo spendere parole e inchiostro senza riuscire tuttavia ad inquadrarne con la dovuta completezza la linea espressiva e gli stilemi. La recente mostra contese, svoltasi nelle sedi di San Lorenzo, della Biblioteca Patrimonio degli Studi e presso i locali espositivi della Rocca, ha consentito al visitatore di saggiarne la capacità espressiva, l'uso del colore e le metafore seducenti. L'eleganza e la sicurezza del tratto sono i più vistosi elementi che contraddistinguono le sue opere: i contorni marcati, i confini che sulla carta si stagliano precisi tra forma e supporto, si collegano felicemente alla celebre opera collodiana. Altre opere si caricano invece di inquietudini suggerite da una scelta non casuale del colore, dalle movenze impresse a galli e grilli parlanti in pose satrapiche. Fin qui il segno, preludio dell'affresco geniale grazie al quale si respira nuovamente l'aria benedetta della nostra infanzia, con figurazioni magiche e tetre mutuate dalla lettura delle mai stucchevoli avventure di Pinocchio. Ma è con un'altra lettura che dobbiamo misurarci: l'interpretazione di Paolo Tesi della fascinazione mitografica sul leggendario burattino di legno. In questo ci aiuta il bel catalogo della mostra realizzata a Cento nell'intero mese di marzo, conclusasi domenica 30 con ampio riscontro di pubblico e di critica. Ci aiutano certe gradevoli sintesi nella parte conclusiva di questo volume del formato inusuale, dove le pagine sono raccolte con i voluti infingimenti di una legatoria artigianale, con le viti di ottone usate di solito per confezionare le tesi universitarie, ma impreziosite da finissima carta Fedrigoni e dalla candida coperta cartonata. Sintesi estrapolate da disparati pareri riuniti in un Repertorio critico, dove compaiono nomi di assoluta credibilità quali Marco Moretti, Carlo Sisi, Nicoletta Mainardi, Siciliano Simoncini e altri. Fra questi ci interessa particolarmente il giudizio estetico di Guido Ceronetti, che nel 2002 scrisse testualmente su Paolo Tesi e sulla sua proverbiale pinocchitudine: A cavallo sul legno di ciliegio di Pinocchio, Paolo Tesi c'è salito come su un toboga di grande peripezia in un Luna Park delirante di luci e strepiti. Di un personaggio affievolito e ormai fisso ha fatto con passione e foga grafica intensissima un risorgente postmoderno che si dilata si vola e casca come Buster Keaton quando a tre-quattro anni suo padre lo scagliava in aria da costa a costa.
Ci interessano i giudizi improvvisati - e quello di Ceronetti è certamente autorevole - ma anche l'analisi dettagliata di un intellettuale come Enrico Capodoglio, che firma il saggio d'apertura dal titolo significativo di Nel mondo sempre aperto. L'avventura artistica di Paolo Tesi, esprimendosi in modo convincente sulle peculiarità del nostro pistoiese. Ma la parte più godibile del volume è quella centrale, in cui sono raccolte le opere esposte a Cento; godibile in virtù della stessa impostazione pensata da Paolo Tesi, che presentando le sue opere in catalogo unisce opportune citazioni letterarie tratte da autori che alla percezione estetica e all'arte hanno rivolto la loro attenzione. È il caso di Hermann Hesse: L'Arte è la contemplazione del mondo in stato di grazia, frase posta a margine di un'opera di considerevoli dimensioni dal titolo Bel salto! Non basta forse questa iniziale citazione per affrontare una più mirata rilettura dell'opera di Collodi? Non basta per approfondire le valenze artistiche di Paolo Tesi e del suo Pinocchio del disincanto?

P. TESI, Pinocchio e il disincanto, Pontedera, Bandecchi & Vivaldi Editori, 2008 (Catalogo della mostra tenuta a Cento dal 1 al 30 marzo 2008)