La segnalazione: Mirò: la terra, a cura di Tomàs Llorens
21-05-2008 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Trattiamo volutamente del catalogo intitolato Mirò: la terra quando la mostra allestita a Palazzo dei Diamanti volge alla chiusura. L'idea che presiede alla stesura di questa segnalazione è di darvi carattere di finissage, nella consapevolezza che quanti finora hanno visitata la mostra ne sono usciti con qualche certezza in più sull'arte del Novecento. Vi hanno contribuito un valido assetto espositivo, un buon battage pubblicitario grazie al quale molti visitatori e turisti sono confluiti a Ferrara per l'occasione e, non da ultimo, il catalogo della mostra, che permette di approfondire temi e problematiche sulla produzione dell'eclettico artista spagnolo, legando così il suo nome alla nostra città per averne ospitato le opere in una felice circostanza culturale.
Chi avesse ancora voglia di sperimentare il senso di un'autentica evoluzione in campo artistico riferita al nostro Mirò, dovrebbe necessariamente visitare la mostra nell'ultima settimana di apertura. Scoprirebbe come le linee espressive del solare artista spagnolo abbiano nel tempo subìto alterazioni in favore di una produzione via via sempre più connotata. Ma non per questo si dovranno stimare le prime realizzazioni pittoriche come opere di noviziato. Al contrario: per chi desidera partire dal figurativo per esplorare il percorso di Mirò, quelle opere acquistano maggior significato, permettendo di legarne la produzione ai singoli periodi della vita in cui la ricerca si fece intensa, faticosa, esistenziale.
L'ampia e dettagliata biografia che occupa la parte conclusiva del catalogo, è utilissima allo scopo, e se non sempre è opportuno partire dalla fine di un libro, in questo caso le nostre conoscenze ne traggono vantaggio. La Cronologia, compilata da Marta Rios de Árbol e inserita negli Apparati, ci dice molto sul longevo artista di Barcellona, che in novant'anni di vita ha indagato il reale e l'onirico con tecniche diverse, in stagioni diverse e con manualità diverse. Ci dice anche come la sua vita sia stata contrassegnata da influenze e stimoli fondamentali, incontrando uomini e donne che hanno fatto la storia del Ventesimo secolo. Si pensi solo al fecondo 1927, quando a Parigi Mirò frequentava ed aveva come vicini di casa Max Ernst, Jean Arp e Paul Eluard. Ma è il saggio centrale, corposo e ben circostanziato, del curatore della mostra Tomàs Llorens a fornire l'interpretazione dell'opera di Joan Mirò su basi squisitamente critiche ed estetiche, mettendo in evidenza proprio quegli aspetti in cui la produzione, i cicli, gli effetti della provenienza geografica, incrociano i tratti salienti e marginali della biografia.
Opinione diffusa fra i visitatori della mostra, o almeno di quanti si sono avvicinati da profani alle opere esposte, è che senza investigare il percorso biografico dell'artista spagnolo sia difficile riconoscergli una genialità. Accettabile o meno che sia l'ardita asserzione, vero è che il catalogo aiuta a comprenderne l'arte, ad apprezzarne le forme espressive e ad entrare più agevolmente nelle diverse fasi di una lunga produzione. Giova altresì, per la comprensione delle cose, riportare qui il pensiero di Gianni Cerioli, che presentando la mostra Mirò: oltre la Terra, iniziativa a latere della prima allestita fino al 31 maggio presso la ferrarese Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea MB di Monica Benini in Contrada della Rosa, sostiene testualmente: Creare il mondo per Mirò diventa un modo per legare il segno e la poesia: toccare l'origine delle rappresentazioni, di ogni rappresentazione, dare loro un nome.
Mirò: la terra, a cura di Tomàs Llorens, Ferrara, Ferrara Arte, 2008. Catalogo della Mostra allestita a Palazzo dei Diamanti dal 17 febbraio al 25 maggio 2008