La segnalazione: Il diavolo al Pontelungo di Riccardo Bacchelli
05-06-2008 / A parer mio
di Giuseppe Muscardini
Estate, tempo di letture. E di riletture. Almeno di quelle che hanno lasciato un segno indelebile nella stagione dell'adolescenza, quando campanilismo, impeto sociale e studi regolari determinavano la scelta di un libro. Si pensi a Riccardo Bacchelli e al celebre Il mulino del Po, che sentivano nostro perché nostra era l'ambientazione, con nebbie fluviali e strade sterrate su argini polverosi. Non molti sanno che per documentarsi sui luoghi scelti come sfondo per il suo romanzo Bacchelli si trasferì a Stellata presso la famiglia Spisani, dove restò all'incirca sei mesi con l'animo di chi vuole captare atmosfere per imbottigliarle, sedimentarle e infine usarle, vergando poi le pagine memorabili di cui fu capace. Noi leghiamo quelle pagine a due ormai datate reminiscenze: la lettura vera e propria del romanzo, gli occhi piantati nel libro al ritorno da scuola o nel silenzio notturno della nostra stanza, e lo sceneggiato televisivo realizzato da Sandro Bolchi nel 1963, cupo e lento per rispondere degnamente alla vicenda narrata. Poema molinaresco, definisce la critica il potente romanzo di Bacchelli, scritto fra il 1938 e il 1940. Ma prima ancora, nel 1927, lo scrittore aveva dato alle stampe Il diavolo al Pontelungo, che oggi merita una rilettura anche solo per compensare l'errore di molti di noi, quando per indotto campanilismo associavamo il titolo alla vicina Pontelagoscuro, presi tuttavia più dal protagonista della storia che dall'ambientazione. Alla fine degli anni Sessanta il romanzo uscì negli Oscar Mondadori al prezzo di copertina di £ 350, costo abbordabile anche per uno studente. Vi si narravano i travagliati anni di esilio di Michail Bakùnin, l'anarchico braccato dalla polizia politica di molti governi europei. In anni in cui il mondo illusoriamente sembrava cambiare per effetto di una rivoluzione epocale che investiva i giovani, infarciti di slogans ed etichette tutte sessantottine, era facile appassionarsi alla biografia romanzata del grande rivoluzionario, dipinto con tutte le sue umane titubanze, entusiasmi e debolezze, ispirando nel lettore talvolta antipatia ed altre un senso di grandezza morale. I giovani lettori ferraresi, scoperto di aver preso il classico "granchio" identificando Pontelungo con Pontelagoscuro, iniziavano allora a nutrire dubbi anche sulla veridicità storica del romanzo, specie se ritenevano di soffermarsi sulla sapida prefazione dell'edizione economica, acquistata per £ 350. Qui apprendevano che un giornale di Buenos Aires intitolato «Nosotros» aveva pubblicato nel 1928 un infuocato articolo a firma di Luis Bakùnin, nipote del celebre anarchico e utopista. Risentito e visibilmente indignato per il modo attraverso il quale Riccardo Bacchelli aveva voluto rappresentare la figura del rivoluzionario, Luis polemizzava con lo scrittore invitandolo a leggere le opere del nonno. Ne avrebbe ricavato la persuasione, continuava il polemico nipote, che Bakùnin sacrificò tutto alla sua idea, in consonanza con quanto si legge nell'epitaffio sulla sua tomba nel cimitero di Bremgarten, presso Berna: Rappelez-vous de celui qui sacrifia tout pour la liberté de son pays.
Per quei dubbi, per quelle precedenti polemiche, per l'errore di fondo su Pontelagoscuro e Pontelungo (che in realtà si trova nella vicina Bologna in zona Borgo Panigale), ma soprattutto per l'illusione coltivata da due generazioni, la nostra e quella di Bakùnin, Il diavolo al Pontelungo necessita una rilettura a distanza. E se la prima edizione uscita nei gloriosi Oscar Mondadori non fosse reperibile nelle Biblioteche cittadine, la si cerchi nei molti siti Internet che ne reclamizzano la vendita a prezzo ancora accessibile. Dai sei ai nove euro. Categoria Libri o modernariato.
Edizione di riferimento: R. BACCHELLI, Il diavolo al Pontelungo, Milano, Oscar Mondadori, 1965