Ferraresi nel mondo
25-05-2006 / Punti di vista
Sarà capitato a molti di pensare (almeno una volta nella vita): mollo tutto e me ne vado a fare il giro del mondo. A piedi (con l'autostop), in moto (come Guevara da giovane), in camper. O in barca. E poi, a tutti, è capitato di rimettere da parte i sogni e tornare alle proprie attività di tutti i giorni. Alle responsabilità verso se stessi, la famiglia, gli altri. E quella fuga resta un progetto da tornare a sognare nei momenti peggiori.
Invece no: non a tutti. Ci sono tre cittadini ferraresi che hanno fatto quel sogno e poi l'hanno messo in pratica: piano piano, in silenzio. Nel cortile di casa: in Borgo Leoni. Hanno acquistato i disegni di un catamarano di 12 metri e si sono messi (senza nessuna esperienza particolare) a costruirlo: col legno, la vetroresina, le vernici (le viti, le ferramenta d'acciaio inox, le cime e tutto il resto). Dall'inizio alla fine. In un paio d'anni di lavoro duro.
Adesso il catamarano è in darsena, pronto. Ha due motori, due bagni con doccia, quattro cabine, otto posti letto, molte vele. Un quadrato largo e comodo: con un tavolo, la cucina e il frigo. L'hanno chiamato "l'ombelico del mondo". E hanno dipinto sullo scafo (forse per non sentirsi mai troppo lontani da casa) lo stemma del Comune e la scritta "City of Ferrara". Fra un mese si trasferiranno a Lido Degli Estensi, percorrendo l'idrovia. Monteranno il loro grande albero in metallo, faranno le prime uscite in mare e poi, a fine agosto, partiranno. Rotta verso Santa Maria di Leuca, la Sicilia, le colonne d'Ercole e poi: il "folle volo" attraverso l'Atlantico. Sulla rotta dell'Ulisse di Dante. E molto oltre: un inverno ai Caraibi e poi il Canale di Panama e il Pacifico. E dopo (se glielo chiedete), non lo sanno neanche loro. Decideranno giorno per giorno: man mano che procedono. Seguendo gli alisei.
Per mare, si sa, i tempi non sono i nostri. E metterci 3 anni o 4, per fare il giro del mondo, non fa poi tanta differenza. Non cambia molto. A un certo punto verrà voglia di tornare: a rivedere gli amici, a raccontare le proprie avventure. A testimoniare che si può: con molta passione e determinazione. Si può fare quello che si sogna.
Andatelo a vedere quel catamarano, finché è in darsena. È testimone di una nostra certa testardaggine. Di una passione non gridata, non esibita. Un po' sotto traccia, ma forte: alla ferrarese.
Può darsi che da noi manchi, come si dice, lo spirito imprenditoriale. Ma questa esperienza artigiana, questo grande progetto realizzato nel cortile di casa, ci conforta. Vuol dire che sognare non è inutile.
Evviva i "ferraranauti". E buon vento.
Gaetano Sateriale