Neoilluminismo?
06-06-2006 / Punti di vista
Vorrei proporre un esercizio all'autore del testo "Neoilluminismo ferrarese", apparso in una rubrica di Cronacacomune.
Lasciamo stare i re di Francia che non c'entrano niente con noi: né quelli morti di morte naturale né quello che ha finito i suoi giorni in place de la Révolution (oggi, guarda caso, de la Concorde).
Immaginiamoci invece una città dei nostri giorni: in cui il desiderio di scegliere è basso ma la propensione a commentare e dividersi (senza agire) molto alta. Tanto, nessuno rischia niente.
Immaginiamoci una città in cui si confrontano su ogni cosa opinioni molto diverse fra loro.
Quelli che sono favorevoli ad aprire i negozi il venerdì sera e quelli che dicono che è una iniziativa sbagliata e senza senso, ad esempio. Quelli che vorrebbero abolire il Palio e quelli che lo vorrebbero mantenere com'è. I Comitati contro la centrale e i Sindacati e gli industriali a favore. Quelli che non vorrebbero i locali notturni in città e quelli che si lamentano che il centro storico è deserto. Chi vuole chiudere la città alle auto e chi va a prendere il caffè con la Suv. Quelli che chiedono nuove scuole materne e quelli che non le vogliono vicino a casa loro (o nei locali dove vanno a scuola i loro figli). Quelli che vorrebbero che la città accogliesse più dignitosamente i nuovi cittadini (non sempre extracomunitari) e chi non vuole che li accolga nemmeno Don Bedin. Una città in cui alcuni chiedono più industrie e altri vogliono più turismo (e meno industrie). Con quelli che vogliono che la nuova bretella stradale passi in un luogo e quelli che la vogliono in un altro. Quelli che vorrebbero un aeroporto più importante e quelli che vorrebbero chiudere quello esistente. Quelli che vogliono fare del Parco urbano un bosco e quelli che non ci vorrebbero nemmeno un albero. Una città in cui molti chiedono più spazi per le biciclette e molti chiedono più multe per i ciclisti. Più aree di sgambamento dei cani o i cani al guinzaglio sempre e ovunque. Con quelli che chiedono più raccolta differenziata dell'immondizia e quelli che non vogliono il nuovo centro di raccolta nella via dove hanno la loro azienda. Quelli che vorrebbero una programmazione teatrale più classica e quelli che la vorrebbero più leggera. Quelli che vorrebbero che l'Ospedale resti in città e quelli che vogliono che si concluda in fretta il cantiere di Cona. Quelli che chiedono che il Comune si impegni di più per la Spal e quelli che dicono che il calcio non merita tanto impegno. E persino quelli che non vogliono (chissà perché) le statue sulle rotatorie o le fontane nelle piazze.
Immaginiamoci che tra ciascuna delle opinioni riportate ci siano poi (per fortuna) infinite sfumature. Immaginiamo che molti (come è naturale) cambino spesso opinione su ciascuno di questi temi, e che qualcuno di opinioni ne abbia più di una in contemporanea (come quel mio amico giornalista che ogni sei mesi compra un nuovo telefonino ma non vuole che vengano istallate le antenne per farlo funzionare). Immaginiamoci, infine, che la maggioranza dei cittadini non abbia mai espresso (almeno pubblicamente) nessuna opinione.
Come si fa a prendere le decisioni giuste in una città così (così ricca, senza ironia, di opinioni diverse fra loro)? Facciamo un referendum la settimana? Una grande boulé come nell'Atene di Pericle? Faccio notare che nemmeno allora partecipavano tutti i cittadini ateniesi. E allora?
Secondo me non c'è nessun metodo migliore di quello della "democrazia delegata e partecipata" . Come funziona? Primo: alle elezioni si vota sulla base di un programma di cose da realizzare (non si vota al buio). Secondo: il governo locale definisce i propri progetti di massima e li discute (prima di approvarli) con le circoscrizioni e con i cittadini (associazioni e singoli) in decine di riunioni e piccole assemblee (compreso la centrale, l'inceneritore e il nuovo ospedale). Terzo: il governo locale porta il progetto definitivo (più o meno modificato) al voto degli eletti in Consiglio Comunale (la boulé dei tempi nostri). Il Consiglio Comunale decide a maggioranza. In poche parole: obbligo della proposta, ascolto e respondabilità di decisione.
Mai sentito parlare di PPQ? I Programmi partecipati di quartiere fatti dalle circoscrizioni? Non mi risulta che in Italia ci sia un'esperienza di partecipazione altrettanto diffusa. Che sia un esempio di "illuminismo ferrarese"? Secondo me è solo buon senso amministrativo.