Il gradino della discordia
17-10-2006 / Punti di vista
Qualche anno fa il Comune di Ferrara ha bandito un concorso di idee per la riqualificazione delle piazze del centro. Hanno partecipato architetti di fama nazionale con progetti molto interessanti. Abbiamo sottoposto quei progetti a un gruppo di circa 100 cittadini in una giornata di lavoro e discussione fatta nei locali della Fiera. Da quell'esempio di "urbanistica partecipata" (si chiama così) è uscita una raccomandazione precisa: innovate sì, ma senza stravolgere! Niente crinale erboso che scende fino al fossato del Castello, niente sopraelevazione di Piazza Cortevecchia, niente oggetti metafisici nel Giardino delle duchesse (come in qualche progetto si proponeva, con soluzioni ardite e anche, sulla carta, affascinanti).
Debbo dire che quell'invito dei nostri concittadini ad innovare con senso della misura lo condivido in pieno. La nostra città è già molto bella così com'è, non c'è bisogno di strafare. Per riqualificare le aree degradate del centro si deve ripulire, risistemare, illuminare meglio, abbellire, ma non è necessario stupire con effetti speciali.
Successivamente, d'accordo con la Regione, abbiamo riformulato quei progetti e definito il primo Programma d'area del Centro Storico. Nei prossimi mesi quel programma sarà di nuovo discusso con le associazioni e con i cittadini.
Si tratta di una serie di interventi che comprendono nuova pavimentazione, nuova illuminazione, nuova destinazione d'uso, nuovo arredo urbano dell' intera area che sta tra l'asse Cavour-Giovecca da un lato e la linea che unisce San Crispino alla chiesa di Santo Stefano dall'altro. Un lavoro piuttosto ricco e approfondito. Che vogliamo verificare con la Soprintendenza. Un lavoro degno di discussione e rispetto, mi pare.
Bene. Cosa esce dalla prima presentazione alla stampa di questo lavoro serio e ponderoso? Che il Comune vuole cancellare il gradino di Piazza Trento Trieste. Tutto il resto (per ora) è dimenticato. Nel giro di pochi giorni la denuncia a mezzo stampa si trasforma (attraverso un referendum "cotto e mangiato") in un imperioso veto popolare: giù le mani dal "Listone"! Subito ribattezzato un "lascito dei nostri antenati": come il Castello, la Cattedrale, Via delle Volte, le Mura.
Mi verrebbe voglia di rispondere: ma noi non vogliamo abbassare il listone bensì alzare tutta la piazza al livello del listone. Così come è stato fatto con i marciapiedi di Via Mazzini e di Via Garibaldi (che nessuno sembra rimpiangere). Così come si fa nelle piazze centrali delle città europee, dove chi vi entra percepisce fisicamente di essere in un luogo diverso da una qualsiasi carreggiata stradale (penso a Strasburgo, a Grenoble, a Francoforte, a Bruxelles e a certe zone di Parigi). O come si è fatto in Piazza Garibaldi a Rovigo, per non andare troppo lontano.
Ma mi rendo conto che ormai il dado della discordia è tratto e la città resterà a lungo divisa tra favorevoli e contrari al gradino, come ai tempi del cornicione di Palazzo dei Diamanti: divisi tra bianchi e rossi, o tra bianchi e neri (come nello stemma del Comune).
Non mi resta, pertanto, che fare appello al buon senso: prima di mettersi l'elmetto in testa e partire per la "guerra del listone", sarebbe meglio conoscere e giudicare l'intero Programma sul Centro storico. Per essere dei seri conservatori ci vuole altrettanta misura che per innovare.