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domenica, 04 maggio 2025.

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Burocrazie e buon senso

01-12-2006 / Punti di vista

Avevamo di recente segnalato il rischio che le diplomazie europee potessero compiere un errore grossolano nei confronti dell'Iran: accettando la logica delle sanzioni e mettendo in difficoltà la parte più moderna di quel paese.
Puntuale come un orologio è arrivato lo schiaffo, ancora più assurdo, nei confronti della Turchia. Proprio nel giorno in cui (si noti fra parentesi) la diplomazia vaticana ha offerto al mondo l'immagine del Papa che pregava scalzo nella Moschea Blu di Istanbul.
Anche la Turchia è un Paese combattuto (come sappiamo) tra il desiderio di integrarsi con l'Occidente e la volontà (più recente e minoritaria) di starne fuori. Illudere un grande Paese di confine che può entrare in Europa e poi chiudergli ripetutamente le porte in faccia è una follia di stampo quasi masochista.
Rispettiamo molto il lavoro delle diplomazie: ce ne vorrebbe di più e non di meno nel mondo. Ma accidenti! possibile che a nessuno sia venuto il dubbio che la questione di Cipro è più facile da risolvere con una Turchia entrata nella Ue piuttosto che rigettata di là dal Bosforo?
E infine (ad essere equanimi), come avrebbe reagito la Gran Bretagna se si fosse sentita dire da Bruxelles che per far parte della Ue doveva prima risolvere la questione irlandese? O la Spagna quella basca?
Forse più che le diplomazie europee andrebbero accusati i burocrati europei, come fanno molti commentatori. Forse il problema sta proprio nel fatto che non abbiamo ancora una politica estera europea (e nemmeno, quindi, una diplomazia europea). Ma così non si può andare avanti.
I burocrati quasi sempre hanno delle ragioni da accampare. Ma le ragioni delle burocrazie, spesso, producono mostri.