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Crescere senza rinunciare al controllo pubblico

23-07-2007 / Punti di vista

di Gaetano Sateriale

Il prossimo 31 luglio si terrà una importante riunione del Patto di Sindacato di Hera. Bisognerà decidere le strategie di crescita del gruppo. Scegliere, come hanno scritto i giornali nei giorni scorsi (il Corriere, il Sole, la Repubblica), tra l'integrazione con Iride (le aziende di Torino e Genova) o con Acea (l'azienda di Roma). In realtà nelle ultime due riunioni del Patto si è valutato che scegliere è un errore: per due motivi. Il primo è che escludere una delle due ipotesi senza aver prima sentito il parere degli interlocutori non è un' idea saggia: poiché lascia al prescelto un forte potere di condizionamento. Il secondo motivo guarda più al futuro industriale del gruppo. La relazione di UniCredit che ha svolto la funzione di consulente per Hera, spiega infatti i rilevanti vantaggi di una aggregazione a tre. Poiché al peso energetico dell'azienda di Torino (e di quella di Roma) si aggiungerebbe la posizione rilevante di Acea nel settore idrico ed entrambi andrebbero a completare e integrare la forza di Hera nel settore ambientale (ciclo dei rifiuti) e della distribuzione del gas. Insieme le tre aziende costituirebbero la prima multiutility pubblica d'Italia e una delle più grandi d'Europa sul ciclo idrico.
Come si possa arrivare ad una fusione a tre è materia che si deve discutere una volta che siano state recapitate le proposte di Hera sia a Iride che ad Acea e che siano verificate le loro disponibilità. Nel frattempo è arrivata ad Hera una lettera contenente un esplicito interesse alla integrazione da parte di Acea e sono uscite sulla stampa diverse dichiarazioni dei sindaci di Iride.
In particolare il Sindaco di Torino (Corriere di domenica) ha chiesto che la trattativa di Hera con Iride sia svolta in esclusiva e ha esposto il suo modello della futura azienda. Sulla prima dichiarazione di esclusività non c'è bisogno di perdere tempo: sono affermazioni che vogliono attribuire a chi le fa un maggiore ruolo negoziale e che non risultano molto credibili visto che sono state fatte sulla porta del Comune di Brescia. L'esclusività o è reciproca o è finta.
Sul modello di azienda invece il Sindaco di Torino descrive con precisione quello che ha in testa. Dice che la futura azienda dell'energia dovrà contenere una quota pubblica non più alta del 30% e che dovrà cercare capitali privati sui mercati.
Niente da dire sul fatto che un'azienda dell'energia possa essere costituita in questo modo. Ma un'azienda dell'acqua? È immaginabile che la quota pubblica scenda sotto il 50% nel momento in cui si discute una legge che prevede il controllo pubblico dell'intero ciclo idrico? Non è immaginabile. Anche perché produrrebbe una crescita certa delle tariffe.
Infine: visto che lo statuto di Hera prevede che la quota pubblica complessiva dell'azienda non scenda sotto il 51%, con quale proposta societaria andremo al confronto con Iride?
In attesa che si chiariscano questi punti (e in attesa dell'incontro del Patto di Sindacato del 31 luglio), conviene stare al buon senso e alle decisioni già prese: con la fusione tra Iride, Acea ed Hera c'è la concreta possibilità di costruire una azienda pubblica multiservizio di dimensioni tali da competere con le grandi aziende europee del settore. Ovviamente, bisogna che siano d'accordo anche Iride e Acea, ma tocca ad Hera fare delle proposte chiare ed esplicite.