Caso Aldrovandi: la testimonianza libera e responsabile è un dovere civile
29-06-2007 / Punti di vista
Dalla trasmissione "Chi l'ha visto" di lunedì scorso su Federico Aldrovandi sono emerse con forza almeno tre cose. Prima di tutto la grande dignità della famiglia di Federico nella richiesta della verità. A loro va tutta la nostra stima e solidarietà. Poi che la ricostruzione della verità è più vicina, malgrado le lentezze e le omissioni iniziali. E di questo siamo felici. La terza cosa emersa è un'immagine di Ferrara come città sonnolenta e reticente. E di questo non possiamo che sorprenderci e dolerci.
Avevamo detto che Ferrara non è una città omertosa (era il febbraio 2006). E continuiamo ad essere di questa opinione. Tuttavia, se stiamo ai fatti, la testimone oculare che per prima ha raccontato quello che ha visto quella tragica mattina è una cittadina camerunense. Il secondo testimone (importante perché sembra descrivere una fase precedente) preferisce mantenere l'anonimato e parlare in tv piuttosto che non davanti a un magistrato.
Facciamo fatica a capire i motivi di questa reticenza. Perché non c'è ragione di avere timori di nessun genere. Non li ha avuti una immigrata che ha bisogno di un permesso di soggiorno per continuare ad abitare a Ferrara. Lo dovrebbero avere dei cittadini con pienezza di diritti e di doveri?
Certo, non sono stati momenti facili quelli in cui si aveva la sensazione che l'indagine e alcuni giornali procedessero a senso unico: per tesi prestabilita. E quando chi chiedeva più verità veniva accusato di ingerenza e partigianeria. Ma da quei primi mesi del 2006 molte cose sono cambiate. E sono cambiate in meglio.
Le indagini della Magistratura hanno preso un corso efficace e intellegibile. Il rinvio a giudizio mette anche gli accusati nelle condizioni di difendersi pienamente. La Questura appare in grado di scavare con trasparenza e alla luce del sole anche sulle proprie lacune e sui propri errori. I giornali locali scrivono cose più documentate e meno autocensorie. Si sta ricostruendo un rapporto di fiducia tra cittadini e Istituzioni preposte all'accertamento della verità che era stato pericolosamente incrinato.
Allora? Allora è venuto il momento che chi può contribuire alla ricostruzione veritiera dei fatti si assuma la responsabilità di portare la sua testimonianza al giudice. Qualsiasi sia la verità che può documentare. La collaborazione tra cittadini e inquirenti è un fondamento della convivenza democratica di una comunità. La testimonianza libera e responsabile è un dovere civile. Può riscattare un'immagine che Ferrara non merita.