La razionalità è un bene prezioso
01-01-2008 / Punti di vista
di Gaetano Sateriale
In economia si distingue tra i comportamenti razionali del consumatore o dell'investitore e i comportamenti non razionali. Vendere una casa perché è piccola e comprarne, se si può, una più grande è un comportamento razionale. Vendere una casa perché è piccola e restare senza casa è un comportamento irrazionale. Una cosa priva di senso.
L'idea di vendere le azioni di Hera perché sono poche o perché è nato qualche conflitto è una bizzarria. Significherebbe rinunciare a esercitare un ruolo come soci (grande o piccolo che sia) ed essere alla mercè di un'Azienda che non avrebbe a quel punto nessun obbligo con i propri clienti, se non di tipo commerciale. A me parrebbe un errore grossolano.
Hera è un'Azienda pubblica che resterà tale: c'è scritto nel suo statuto. Un'azienda che appartiene alle città che l'hanno costituita. Il fatto che sia quotata in borsa non significa che è diventata una Azienda privata. La grande maggioranza dei soci di Hera sono i Comuni emiliano romagnoli. Ciascuno ne possiede una piccola quota, insieme sono proprietari dell'Azienda. Sono loro che designano il Presidente, l'Amministratore delegato e la maggior parte dei membri del Cda. Sono loro che nominano i Cda delle S.o.t. (le varie Hera locali). È uno dei pochi casi in Italia di trasformazione con successo delle vecchie municipalizzate. Si può continuare a pensare di Hera quello che si vuole ma la realtà è questa.
Che sia un'Azienda pubblica non significa che i suoi manager debbano rispondere alle Amministrazioni proprietarie come se fossero degli assessori o dei dirigenti del Comune. Ma non può nemmeno voler dire che se ne infischiano dei problemi, delle preoccupazioni, delle esigenze che hanno i Comuni soci. Debbono essere autonomi e aziendali nelle decisioni, disponibili e attenti nelle scelte. L'equilibrio tra queste due modalità di operare è obbligatorio, anche se non facile. Va costruito in un confronto continuo. Hera non è una grande azienda a partecipazione statale che risponde solo al Ministro del Tesoro. È una media azienda "a partecipazione locale" che risponde alle amministrazioni e quindi, indirettamente ma non troppo, ai cittadini di quei comuni.
Anche il ruolo dei sindaci di Hera non è facile. Essi sono, nello stesso tempo, azionisti, amministratori pubblici, rappresentanti degli interessi della propria comunità. Nel primo caso debbono perseguire il benessere economico dell'azienda, nel secondo debbono autorizzare o non autorizzare nuovi investimenti guardando al rispetto delle leggi, nel terzo debbono essere i portavoce delle preoccupazioni e delle esigenze delle proprie comunità. Tutti i Comuni che fanno parte del Patto di Sindacato di Hera hanno questa complessità da gestire (Bologna, Ravenna, Modena, Forlì, Cesena, Imola, Rimini e Ferrara).
Ovvio che in questa situazione possano scoppiare dei conflitti tra Azienda e Comuni. Niente di male se questi conflitti emergono in trasparenza e alla luce del sole. Altra cosa è se una delle parti decide che i conflitti si risolvono per via giudiziaria. Tentare di imporre le proprie soluzioni è un segno di arroganza e di debolezza. Quando in discussione c'è la sicurezza sanitaria dei cittadini è un modo di agire destinato alla sconfitta. I conflitti vanno compresi, discussi e risolti ad un tavolo di confronto. Con pazienza e chiarezza di intenti, per risolvere insieme i problemi: in vista dell'Assemblea dei soci del prossimo aprile, quando scadrà l'attuale Consiglio di Amministrazione e ciascuno dovrà e potrà esprimere apertamente le proprie valutazioni.
Il conflitto oggi più rilevante tra Hera e Ferrara (non il solo) è legato alle condizioni per avviare il nuovo termovalorizzatore. Per riassumere: avevamo concordato, anche con Hera, che il nuovo forno non dovesse in alcun modo inquinare più dei due che c'erano prima (via Conchetta e via Diana). Questa condizione per noi resta valida e va soddisfatta, qualsiasi sia l'esito del ricorso giudiziario avviato da Hera.