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Forza Spal!

27-09-2007 / Punti di vista

Il pomeriggio in cui abbiamo dato la cittadinanza onoraria a Oscar Massei è stato un bel momento. Lui era emozionato, ma ha saputo dire al microfono le cose giuste: il suo attaccamento alla squadra e alla città, il voler condividere quel riconoscimento con i suoi compagni di allora. Anche i consiglieri e il pubblico sentivano l'emozione del ricordo di quei giocatori e di quelle stagioni: di quando la Spal era in serie A. Io con loro.
Ricordo bene quelle partite dei primi anni '60, quando mio padre mi portava allo stadio e la Spal era in grado di fermare la foga di squadre ben più forti e più ricche. Ricordo la bella figura di Massei in campo. Se dovessi descriverlo in una parola sola, direi che la sua caratteristica di gioco era l'eleganza. Elegante nel muoversi a centro campo, nel giocare a testa alta, con le mani vicine ai fianchi. Elegante nell'impostare le azioni di gioco e nel contrastare gli avversari. Il conferimento della cittadinanza a Massei è stata una decisione giusta: la città ha riconosciuto a lui (e ai suoi compagni di allora) un merito e gli ha espresso, unita, un caloroso affetto. Un bel pomeriggio.

Non altrettanto bella (per me) la serata allo stadio. Non tanto per i fischi, che in qualche modo fanno parte del rischio del mestiere di chi riveste un ruolo pubblico. Quanto perché non c'è stato quel momento unitario attorno alla squadra e alla celebrazione del centenario che la serata meritava. La città si è unita in Consiglio Comunale (dove di solito ci si divide) e si è divisa allo stadio (dove ci si dovrebbe unire a sostenere la propria squadra). Peccato.

P.S. Una signora cui ho consegnato una medaglia in mezzo al campo mi ha chiesto, dispiaciuta, perché mi avessero fischiato. Io ho farfugliato qualcosa di incomprensibile perché nemmeno io lo so bene. Certo che se per mesi si diffonde l'idea che il Comune non sostiene la società e che quello che non va in campo è colpa del Comune, poi qualcuno finisce per credere che sia vero.