Una bella idea
08-10-2007 / Punti di vista
di Gaetano Sateriale
Allora ce l'abbiamo fatta! L'idea del festival di "Internazionale a Ferrara" ha funzionato e la sua realizzazione pure. Ha funzionato tanto bene che dovremo necessariamente migliorarla, se vogliamo che la politica, la letteratura, il giornalismo tornino ad essere, insieme, così diretti e così ricchi, come in questo bel week end ferrarese. Ragioneremo a mente più serena sul futuro (il prima possibile!) assieme agli amici di Internazionale. Oggi lasciatemi prolungare le particolari atmosfere delle ultime ore.
Quando si viaggia è facile rendersi conto che la realtà di un paese e di un popolo è molto diversa da quella che si era immaginata stando a casa. Forse è la cosa più affascinante del viaggio: parlare con le persone e capire, dalle piccole cose, quello che sui giornali non si capisce. Ma farlo nella città vicina o sotto casa, nella sala dove sei andato tante volte in bicicletta, è stato un privilegio e un gran bel modo di vivere l'informazione. E di renderla più efficace.
Non avevamo sbagliato, con Giovanni De Mauro, nel pensare che ci fosse molta curiosità di sapere e di ascoltare la voce dei protagonisti. Capire quello che succede in un mondo che sarà anche diventato più piccolo ma certo è molto più complicato di come l'avevamo studiato a scuola (per strada diremmo "molto più incasinato"). Ma non avrei immaginato che questa curiosità fosse così vivace, così composta, così attenta (così paziente), così tenace. In una parola, così giovane.
Quante baggianate si raccontano sul disimpegno, lo scoramento, il neoqualunquismo giovanile! Basta coinvolgerli in iniziative di qualità, farli sentire partecipi attivi e i giovani, come abbiamo visto, arrivano. E, quello che conta, sono più preparati di quanto si crede. Segno che anche le critiche sulla scuola italiana contengono una dose di qualunquismo gratuito e inutile. Quel masochismo italico che ci hanno descritto i corrispondenti dei giornali stranieri il primo giorno.
Si dice che nel pubblico ci fossero pochi ferraresi (in proporzione agli altri), ma questo non mi preoccupa molto. Noi ferraresi non siamo inclini agli entusiasmi repentini. Maturiamo un po' più tardi degli altri, forse per via della nebbia. Saremo sicuramente più numerosi i prossimi anni, statene certi.
Sono rimasto invece molto ammirato dal lavoro di quelle decine di ragazzi (quasi tutti ferraresi) che hanno consentito, con cortesia e rigore, che tutto si svolgesse al meglio. Risolvendo quel tanto di imprevisti e di emergenze con grande professionalità e con molta calma (bravi! cosa rara
). Sembravano inglesi, o svizzeri, mi verrebbe da dire, ma so che non lo prenderebbero per un complimento.
Anche gli interpreti sono stati straordinari. Spesso la traduzione simultanea è in grado di far addormentare il pubblico più sveglio e più curioso. Questa volta si percepiva oltre alla grande perizia anche la loro privata partecipazione agli argomenti trattati.
La qualità dei relatori non è stata invece una sorpresa. Le firme abituali e molti collaboratori di Internazionale sono punti di riferimento per un pubblico più largo dei tanti lettori della rivista. Quello che mi ha felicemente colpito è la passione con cui, raccontando dei loro paesi, ne difendevano le identità. Così abbiamo scoperto, noi eurocentrici, che non ci sono solo conflitti e disagi e guerre e violazioni di diritti, nel mondo. Ci sono milioni di cittadini fieri della loro storia e della loro cultura e milioni di persone che vogliono diventare cittadini dei loro paesi e mantenere le proprie diversità. Quale messaggio avrebbe potuto essere più promettente?
Ancora grazie a tutti e arrivederci al prossimo anno.