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Politiche condivise per la ripartenza economica del territorio

18-10-2006 / Punti di vista

di Rita Tagliati

Abbiamo partecipato alla presentazione del primo rapporto dell'osservatorio sul mercato del lavoro (venerdì 13 ottobre presso la camera di Commercio, per iniziativa della Provincia).
Sottolineando il rigore scientifico e la lettura intelligente dei dati, abbiamo dato atto agli esecutori del lavoro di aver tradotto al meglio le intenzioni della legge regionale n. 17/2005 «Norme per la promozione dell'occupazione, della qualità, sicurezza e regolarità del lavoro».
Emerge innanzi tutto che Ferrara è in linea con il trend italiano e regionale. Dal 2003 c'è stata una ripresa dell'occupazione, impensabile fino a che si è stati rassegnatamente convinti che Ferrara fosse la cenerentola dell'economia regionale.
Il 2005 ed il 2006 presentano una flessione, non preoccupante, ma stimolo di riflessioni.
I principali elementi di novità: la ripresa è stata contestuale alla flessibilità del lavoro ed ha interessato giovani e donne; a influenzare maggiormente il dato occupazionale è la presenza degli immigrati; le assunzioni riguardano soprattutto lavori ordinari, esecutivi; per laureati e diplomati, l'economia ferrarese risponde poco.
Le principali aree di crisi: gli enti pubblici non rinnovano le piante organiche per il blocco delle assunzioni imposto dalle regole finanziarie nazionali; l'industria non decolla; il settore terziario è in movimento ma non garantisce il posto fisso.
La prima riflessione che il Comune ha portato al convegno riguarda la necessità di una RIPARTENZA economica del territorio, nel senso di ragionare sugli agenti tradizionali dello sviluppo basati sui settori della produzione, ovvero sulle prospettive del terziario, della specializzazione tecnologica, della ricerca, delle relazioni fra università e imprese, della cultura, o di tutto insieme.
Il Rapporto, cui ha collaborato egregiamente il servizio statistiche del Comune, è uno strumento utilissimo di conoscenza per le politiche da attuare nella nostra provincia, che, ne siamo ormai tutti convinti, possono fregiarsi dell'aggettivo strategiche qualora contengano almeno due caratteristiche: nascano dal concetto di governance invece che dall'esercizio del governo; guardino avanti, prefiggendosi risultati di medio-lungo periodo.
Il Rapporto ci aiuta a comprendere le modifiche dell'assetto sociale, incitandoci a costruire nuove risposte per nuovi bisogni.
Ci facilita l'interpretazione dei connotati identitari del territorio, che sono in evoluzione veloce.
Ci conferma nella giustezza di alcune scelte già impostate, nate dalla sensibilità e dalla percezione dei maggiori responsabili della Cosa Pubblica Locale.
Calzano perfettamente alcuni progetti di mandato del Sindaco di Ferrara, che stiamo trasformando in piano strategico della Città riportandoli alla discussione di tutti i protagonisti interessati. Penso ai programmi per la reindustrializzazione dell'ex-polo chimico, all'impegno per scongiurare la dismissione produttiva di alcune industrie, alle preoccupazioni ambientali, ai ragionamenti sulle energie rinnovabili, al piano delle opere pubbliche, al nuovo disegno urbanistico, al recupero del patrimonio immobiliare, alle prospettive di sviluppo della città patrimonio Unesco.
Ma anche - sollecitata dalla parte di studio sul lavoro femminile- alla corrispondenza dei dati occupazionali con il piano degli orari che stiamo preparando a complemento del complessivo piano per la mobilità urbana.
Oppure, al peso degli immigrati sulla quantità di dati relativi all'evoluzione recente del mercato del lavoro ed alle sue tendenze, in relazione alle necessarie politiche di accompagnamento, per una città solidale, accogliente ed integrata. Alle politiche dell'istruzione, della casa, del welfare. Alla presenza nella città di un popolo di studenti, ai giovani che cadenzano la propria autonomia sempre più lontana nel tempo, agli anziani non autosufficienti e all'organizzazione delle professioni adeguate per la loro assistenza...
Al funzionamento degli sportelli per le imprese e al coordinamento del supporto alle attività economiche svolto da una molteplicità di enti ed organismi fra loro collaboranti (camera di commercio, assessorati provinciali e comunali, istituti di credito, associazioni di categoria, ordini professionali).
In sintesi, l'impostazione di questo lavoro offre anche la possibilità di legare pezzi di politiche settoriali, di mettere in movimento le tante energie di cui il territorio è ricco.