Rischi del silenzio, rischi della parola
26-11-2007 / Punti di vista
di Alessandra Chiappini*
Non pochi di noi ritengono che la qualità della vita di una comunità sia legata da vicino al livello e alla intensità della sua coesione interna. E la coesione risulta tanto più efficace quanto più precoce è l'età in cui i cittadini se ne sentono coinvolti. In quest'ottica è proprio vero che le comunità di bambini, la scuola in primis, sono veri e propri laboratori, luoghi elettivi di integrazione delle diverse risorse e delle molteplici energie. Opportunità, queste, da cogliere pienamente e da mettere a profitto fino in fondo. Il tema è delicato, perché delicati e preziosi sono i bambini, e il loro status è particolarmente sensibile in una stagione di straordinari cambiamenti (e disorientamenti) come l'attuale. E' importante dunque assumere nuovi attrezzi e darsi nuove competenze per far fronte alla rapida trasformazione cui siamo tutti chiamati, che lo vogliamo o no, per interpretarne al meglio le potenzialità. Questa convinzione è il fondamento del seminario Rischi del silenzio, rischi della parola che si è tenuto il 9 e 10 novembre scorsi presso la Biblioteca "Bassani" di Barco, mirato a riflettere e far riflettere sul tema della comunicazione fra soggetti di lingua diversa nella scuola. Lo stile stesso dell'organizzazione del seminario fornisce un indizio importante sulla cultura della coesione di chi lo ha voluto, e costituisce, come si dice oggi, una "buona prassi": è frutto della collaborazione convinta fra CIDI (Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti, con gli infaticabili Daniele Civolani e Daniela Cappagli) e della nuova Istituzione Servizi Educativi, Scolastici e per le Famiglie del Comune di Ferrara (in particolare con Lucia Ferioli e Laura Lepore), patrocinato dall'Ufficio Scolastico Provinciale e dal Distretto Scolastico 35 di Ferrara. In riferimento al sistema scolastico è affiorata tutta la delicatezza del rapporto fra lingua madre e lingua del paese di arrivo, tema particolarmente sensibile dal momento che la lingua d'origine è elemento costitutivo dell'identità della persona e come tale non va repressa nè mortificata, e la necessità del superamento di un'"intercultura un po' buonista e folclorizzante" (Laura Lepore), frequentemente ostacolo a una lettura corretta del disagio dei migranti E' emersa in tutta la sua importanza e la sua urgenza la necessità di far dialogare i differenti modelli culturali e di rappresentazione del mondo.
La straordinaria partecipazione del pubblico, convenuto anche da comuni e da province diverse ed estesa ai workshop pomeridiani, ha fornito un chiaro segno di quanto i temi in questione siano pressanti e sentiti. Particolare interesse ha destato la riflessione sul ruolo delle bambine-interpreti in famiglia quando la madre, soggetto spesso emarginato anche in ambito familiare, non riesce più a garantire il rapporto che mette in relazione realtà e parola. Fra i relatori Glauco Saga dell'Università di Venezia Ca' Foscari ("Lingua e cultura"), Elisabeth Jankowski dell'Università di Verona ("La Babele dell'inconscio: le ricchezze nascoste della lingua materna"), Maria Cecilia Luise dell'Università di Firenze ("Basta saper l'italiano per avere successo scolastico? Riflessioni su plurilinguismo e scuola"). Ampio spazio è stato dedicato alle esperienze maturate a Ferrara (Franco Mosca dell'Osservatorio Provinciale sull'Immigrazione; Laura Lepore, competente antropologa dell'Unità Operativa Integrazione, Area Alunni Stranieri del Comune; Samira Garni, Liliana Guidetti e Tullio Monini dell'Ufficio Politiche Familiari del Comune); molto apprezzati gli interventi di associazioni e scuole del territorio e, in particolare, quello delle allieve straniere dell'Istituto Tecnico Commerciale "Marco Polo" di Ferrara, efficaci narratrici del loro complesso percorso di integrazione e di studio, fra i limiti e le positività del sistema, e dispensatrici di importanti indicazioni per favorire le future dinamiche dell'integrazione scolastica.
Si perderebbe non poco del senso dell'iniziativa se non si apprezzasse l'osservatorio offerto da questo evento circa le risorse e i valori su cui la nostra comunità può ancora contare: per chi è persuaso che non le telecamere e le ronde, ma più solidi rapporti di reciproco riconoscimento quanto a dignità della persona potranno garantire a tutti noi un presente e un futuro più sereno, è un'importante ragione di speranza.
* presidente dell'Istituzione dei servizi educativi, scolastici e per le famiglie del Comune di Ferrara