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Non si 'tolgono' i figli perchè i genitori non sono in grado di mantenerli

26-05-2008 / Punti di vista

di Maria Giovanna Cuccuru*

L'enfatizzazione di problematiche personali attraverso i media è ormai sempre più frequente.
Gli operatori dei Servizi Sociali sono costantemente posti di fronte alla "minaccia" del ricorso ai media da parte di cittadini utenti che non ritengono soddisfatte le proprie richieste o che non condividono provvedimenti adottati.
Nel caso di provvedimenti a limitazione della potestà genitoriale, attivati in presenza di necessità di tutela e protezione di minori, il ricorso alla stampa di frequente è utilizzato come una rappresentazione positiva nell'immagine sociale di sé di genitori che ritengono tale immagine compromessa dagli interventi limitativi. E' peraltro spesso l'alternativa- scappatoia all'impegno di "cambiamento" nell'esercizio delle competenze genitoriali, invece richiesto come presupposto per il reintegro nelle funzioni.
L'assessorato alla Salute e Servizi alla Persona ritiene necessario evidenziare ancora una volta quali sono i principi ispiratori degli interventi a tutela e protezione dei minori nell'ambito del territorio di propria competenza, al fine di contrastare la banalizzazione delle motivazioni addotte e rendere meglio leggibili, anche da parte dell'opinione pubblica, fatti segnalati come apparente lesione di un diritto dell'adulto ad essere investito di un ruolo che gli competerebbe per legame di sangue solo perché lui stesso vittima di circostanze avverse.
Ogni bambino per potere crescere e sviluppare a pieno tutte le potenzialità, ha bisogno di potere fruire di accudimento, cure, protezione, di ricevere soddisfazione ai bisogni materiali, affettivi ed emotivi espressi, di potere contare sul fatto che i suoi segnali di richiesta di aiuto e di vicinanza sono accolti e assunti dai genitori, di sperimentare un legame di attaccamento positivo. Il tutto nella misura e con la gradualità rispondente alla sua età ed alla sua crescita, al progressivo bisogno di esplorare il mondo esterno e di entrare in relazione con figure diverse dai genitori.
Questa naturale evoluzione delle relazioni familiari può a volte essere compromessa da eventi e circostanze che inducono dei comportamenti contrari a tale processo.
E' fortunatamente crescente l'attenzione degli adulti educanti verso quegli indicatori del disagio dei bambini che debbono attivare allarme e interventi a loro cura e tutela.
Di fronte a tali segnali possono essere gli stessi adulti di riferimento a chiedere sostegno e aiuto per meglio adempiere alle proprie funzioni.
Ne sono la riprova i dati relativi al numero di nuclei familiari e di minori in carico ai Servizi, 994 nuclei e 1.522 minori nel 2007; il numero di minori che hanno usufruito di interventi economici, 495 nell'anno 2007; il numero di minori che hanno usufruito di inserimenti in centri educativi extra scolastici a supporto e integrazione delle funzioni educative delle famiglie, 89 nell'anno 2007; il numero di minori per i quali sono stati attivati interventi educativi individualizzati, 17 nel 2007; il numero di nuclei in grave difficoltà con figli minori per i quali sono stati attivati progetti che hanno compreso anche una collocazione in alloggi messi a disposizione dal Servizio, 14 nel 2007; il numero di minori collocati in Comunità insieme con la madre per un sostegno e recupero delle capacità genitoriali, 11 nel 2007.
Di contro si segnala che sono in aumento le situazioni in carico per abbandono, grave trascuratezza, abuso e maltrattamento di minori e corrispondono a circa il 5% del totale, come pure quelle per elevata conflittualità dei genitori circa il 13%. Nel 2007 37 sono i minori che sono stati presi in carico per violenza assistita (.uso intenzionale di forza fisica o potere, minacciato o attuale, contro se stessi, un'altra persona, o contro un gruppo o comunità, che risulta o ha una alta probabilità di esitare in danno fisico, morte, danno psicologico, deviazione dello sviluppo o privazione..).
I provvedimenti limitativi della potestà, eccetto che in presenza di un pericolo incombente o di un grave danno già prodotto sul minore, sono l'atto finale della Magistratura Minorile, a conclusione di interventi messi in atto dai Servizi e finalizzati al sostegno dei genitori nell'esercizio delle loro funzioni.
I Decreti di allontanamento rappresentano una decisione maturata nell'interesse del minore da una Camera di Consiglio composta da Giudici togati e onorari del Tribunale per i Minorenni e si basano su valutazioni di una équipe di professionisti, sociali e sanitari, e su segnalazioni e indagini delle Forze dell'Ordine preposte e di qualsivoglia altro organismo o professionista che il Giudice ritenga necessario coinvolgere, oltre che sulle dichiarazioni, prove e testimonianze portate dai legali degli interessati ai provvedimenti.
Ci sembra che possa risultare evidente il massiccio impiego di professionisti nella fase di sostegno alla genitorialità e nella fase di valutazione del maggiore interesse del minore.
Soltanto il mancato riconoscimento del danno subito dai figli e la incapacità ad attivare adeguati interventi di protezione inducono al provvedimento estremo di collocazione dei minori in ambito extra familiare senza almeno una figura genitoriale, 38 nel 2007. In queste circostanze l'intervento dei Servizi diventa il mezzo per proteggere i bambini, ma anche l'occasione per indurre i genitori ad acquisire consapevolezza e motivazione al cambiamento.
Non sempre l'aiuto al recupero o al riadattamento di risorse genitoriali è accettato dal genitore, o perché rappresenta un onere superiore alle risorse realmente esistenti o perché confligge con obiettivi e priorità diverse.
L'Assessorato vuole invece qui ricordare che l'interesse del bambino è l'elemento preminente in ogni decisione o provvedimento della Pubblica Amministrazione e della Magistratura.

*Assessora alla Salute e Servizi alla Persona