Serve un cambio di politica
07-11-2008 / Punti di vista
di Stefano Cavallini
Ho letto con grande attenzione l'intervento di Chiara Bertelli, Direttore del CDS di Ferrara, sulla Nuova Ferrara di mercoledì 5 novembre.
Ne condivido l'impostazione metodologica e l'analisi che propone ed anch'io sono convinto che occorra "un cambio di politica" per affrontare i problemi della mobilità; leggo però un po' di sconforto fra le righe; in effetti, la mole di impegni per i prossimi anni è imponente e può indurre questo sentimento, ma le energie non mancano così come la convinzione.
In questi mesi abbiamo lavorato per ridisegnare il quadro della mobilità urbana indicando, per la prima volta, una visione di insieme degli interventi e lo abbiamo fatto discutendo assieme di come sarà organizzato il territorio (il PSC) e come ci muoveremo al suo interno ( il PUM).
Siamo partiti fotografando la Ferrara di oggi con le caratteristiche che la contraddistinguono, i suoi problemi e le sue risorse ed abbiamo studiato l'evoluzione dello scenario, su quella base abbiamo elaborato una proposta di Piano Urbano della Mobilità.
Si tratta di un lavoro lungo ed accurato che mette in relazione tutti gli aspetti e le modalità degli spostamenti Urbani e li affronta nel loro insieme, come un vero e proprio "sistema della mobilità".
Un "sistema "con elementi prevalenti: la rete viaria; la rete ciclabile; il sistema dei parcheggi; il servizio del trasporto pubblico locale; la disciplina della zona pedonale e della ztl; il sistema della distribuzione delle merci.
Questo Progetto ha la presunzione di indicare già un cambio di rotta nella politica della mobilità ed è largamente condiviso non solo dalle forze politiche che compongono la maggioranza in questa città ma, l'ampia consultazione avvenuta in questi mesi ha registrato un giudizio assai lusinghiero da parte dei principali stakeholder.
Chiara Bertelli non si allontana dal vero quando descrive come è percepito il trasporto pubblico dalle nostre parti: una scelta obbligata nella attesa dello scooter, o una modalità riservata a chi non si può permettere l'auto; anche se non si possono dimenticare i risultati ottenuti sulla qualità del servizio offerto, raramente esso è valutato come "comportamento virtuoso" oltre che conveniente.
Non vi è dubbio che abbiamo molto da lavorare sulle abitudini dei cittadini (Consiglieri compresi), sulla cultura dell'auto privata e sulla educazione delle giovani generazioni, ma dove non arriveranno cultura ed abitudine arriveranno nuove regole per disincentivare un uso sconsiderato dell'auto e facilitare modalità alternative.
Ma gli Enti Locali sono lasciati soli. Da soli operano per la difesa della qualità dell'aria, della incolumità dei cittadini, delle alternative alla mobilità privata, del trasporto pubblico, con risorse in calo e bisogni in crescita.
Si provi a pensare a quanto denaro pubblico si investe oggi per mettere i cittadini (automobilisti compresi), al riparo dalle conseguenze del traffico e della velocità delle auto e si pensi ancora a quanti costi indiretti ne derivano alla comunità: degrado delle strade, della segnaletica, incidentalità, inquinamento e come queste risorse potrebbero essere impiegate diversamente se solo ci fosse meno traffico privato, parliamo di centinaia di milioni di euro.
Ha ragione Chiara Bertelli, occorrono motivazioni forti così come lo sono gli argomenti che abbiamo prodotto a sostegno di queste linee; il compito però non è della sola politica. E' la città intera nelle sue forme associate, economiche, sociali ambientaliste e culturali, sono i cittadini più avveduti e responsabili a doversi sfidare su questi temi.
Loro sanno che occorre prevenire il degrado e gli effetti negativi e pericolosi che si vanno profilando e sanno che senza un intervento tempestivo si rincorreranno le emergenze.
Loro sapranno indirizzare le decisioni della politica e le daranno quella autorevolezza necessaria ad operare scelte forti.
Stefano Cavallini
Assessore comunale alla Mobilità e trasporti