Il dibattito sulla cultura e il presidente del Teatro Comunale Mangolini
21-06-2010 / Punti di vista
di Valentino Tavolazzi *
Apprezzo toni ed argomenti dell'intervento del presidente del Teatro Comunale Mangolini. L'approccio professionale e laico, assai diverso da quello di Maisto, è acqua fresca nella palude offerta da chi nella politica e nei partiti è nato e cresciuto. Sono certo che Mangolini non sia informato dei gravi motivi familiari che mi hanno costretto a "lasciare la sala" della commissione consigliare, alle ore 18 di quel tristissimo 20 maggio. Se lo fosse stato non avrebbe sottolineato la circostanza. Sono pure soddisfatto del dibattito sulla politica culturale di Ferrara, avviatosi, grazie agli interventi di Ppf, dal consuntivo dell'ultima mostra di Ferrara Arte e approdato al Teatro, passando da Buskers ed Internazionale. Non mi risultano precedenti recenti, anche se spiace che non tutti i giornali locali se ne siano occupati.
Nell'intento di favorire ulteriori approfondimenti e condividendo il fatto che il Teatro Comunale è uno dei motori culturali e di aggregazione della città, vorrei focalizzare la discussione su tre nodi irrisolti della politica culturale a Ferrara: la compatibilità finanziaria e sociale dello stanziamento comunale (incluso il contributo al Teatro), l'equità sociale del piano tariffario (soprattutto negli spettacoli ad elevato costo), l'ineludibile scopo di coinvolgere ampi strati della popolazione, con iniziative culturali finanziate da denaro pubblico.
1. Sulla compatibilità dello stanziamento culturale e del contributo al Teatro, Mangolini poco può dire o fare, poiché non ne ha competenza. E' ambito, questo, di indirizzo politico amministrativo del consiglio comunale, che delibera i capitoli di spesa nei bilanci preventivi (per il Teatro complessivamente 2 milioni di euro). Di norma, purtroppo, ciò avviene a fine anno, a stagione teatrale in corso, decisa mesi prima su un impegno politico di contributo, assunto da assessore e giunta. Una discussione di merito, su compatibilità e priorità sociale degli stanziamenti culturali, non è mai stata promossa in questo consiglio dal sindaco, dal Pd e dalla maggioranza. Tale lacuna svuota di fatto le prerogative dell'organo istituzionale. E' fin troppo evidente che così la democrazia va a farsi benedire. E' infatti la giunta, e non il consiglio, a decidere quanto il Comune (i cittadini) assicura al Teatro per la programmazione stagionale, prima ancora che si voti in consiglio il bilancio preventivo. L'unica forza politica che ha proposto tagli alla cultura a favore delle famiglie (100 mila al Teatro e 200 mila a Ferrara Arte), anche nell'intento di favorire la suddetta discussione, è stato Ppf in sede di bilancio preventivo 2010. Pd e maggioranza, nel trastullo di un Bignamino e di un dossier fasullo di insulti, hanno bocciato l'emendamento ed ora si preparano a fare i tagli allora negati.
2. Sull'equità sociale del piano tariffario, Mangolini invece può molto. Prezzi di biglietti ed abbonamenti sono materia sua e del consiglio della Fondazione. Anche l'obbiettivo di coprire i costi degli spettacoli lo è, "agendo" sugli spettatori paganti (solo 717 mila euro di ricavi da abbonamenti e biglietti nel 2009), sponsor ed erogazioni liberali (solo 372 mila euro), alleanze con altri teatri. Ricordo che i costi complessivi del Teatro sono 4,1 milioni di euro, di cui la metà a carico del Comune. I soli costi artistici (compagnie ed artisti) sono 1,7 milioni. Forse non mi sono spiegato bene nei precedenti interventi, ma il mio invito non è di ridurre i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti ("onestamente, Consigliere, un biglietto di loggione per uno spettacolo di prosa costa fra i sette e i nove euro e dodici per la Lirica!"), bensì di aumentarli per gli spettacoli ad alto costo. Questi poi non andrebbero programmati se a pagarli con la fiscalità generale, sono i cittadini che magari non vi partecipano. Del resto Mangolini sa meglio di me che non sempre un alto costo dello spettacolo corrisponde ad una buona qualità artistica; mentre sono disponibili ottime proposte artistiche a costi moderati. Risparmiare non è vietato, far pagare a chi può è doveroso, soprattutto quando parte della popolazione fatica a tirare avanti!
3. Riguardo all'obbiettivo dell'alta "diffusione" della cultura nella popolazione, con il suo coinvolgimento nelle iniziative promosse con denaro pubblico (efficacia sociale), proprio nell'ottica di favorire la crescita culturale della cittadinanza, inviterei Mangolini a fornire ulteriori dati disaggregati in merito ai 64190 spettatori nella stagione teatrale 2008-2009. Dalla documentazione messa a disposizione dei consiglieri, risulta che gli 11 spettacoli di Lirica abbiano coinvolto 5385 spettatori, di cui 2022 abbonati. Dunque mediamente ogni spettacolo avrebbe attratto 183 abbonati e 305 paganti il biglietto, per un totale di 488 poltrone vendute. Se non ricordo male sono circa 900 i posti del Teatro. Per la prosa, con lo stesso ragionamento, si possono calcolare 205 abbonati e 280 paganti il biglietto, per un totale di 485 posti mediamente venduti. La danza avrebbe venduto 58 poltrone ad abbonati e 219 a paganti il biglietto, per un totale di 277 poltrone. Si tratta evidentemente di conti della serva, che tuttavia hanno un senso. Lo staff qualificato del Teatro, potrebbe farli meglio e renderli pubblici. Stiamo infatti discutendo di temi strategici: saturazione della disponibilità del Teatro, capacità attrattiva e di vendita degli spettacoli scelti, grado di partecipazione della popolazione alle attività teatrali. I dati citati ed altri ancora, sono necessari per valutare la performance complessiva del sistema teatrale.
5. Un'ultima considerazione. Mangolini scrive: "Purtroppo un'informazione non esatta rischia di inficiare quanto di buono si sta facendo". E' proprio così. Non mi pare tuttavia che alcun dato da me proposto sia stato confutato, nemmeno dal presidente del Teatro. E' il Comune che per primo deve dare una completa, veritiera ed accessibile informazione. In questi giorni stiamo discutendo pubblicamente di politiche culturali, di priorità, di costi e di presenze, solo a seguito di sollecitazioni di un piccolo gruppo di opposizione, spesso accusato di demagogia (è accaduto con il Pfoa, Cona, Sant'Anna, debiti comunali, contratti di servizio Hera, emergenza neve, svendita delle reti gas, acquisto dell'area ex Camilli, asilo del Salice, Quadrante est, inceneritore, ecc..ecc..ecc..). Non è vietato per il Comune, né per il Teatro, fare comunicazione istituzionale seria e documentata. Di certo servirebbe a prevenire polemiche inutili. La trasparenza però ha un prezzo. Occorre essere disponibili al giudizio di merito di chi paga, cioè i cittadini. Sono certo che Mangolini lo sia.