L'acqua pubblica e lo Statuto comunale
21-06-2011 / Punti di vista
di Daniele Civolani e Giorgio Scalabrino Sasso *
Il referendum ha abrogato l'obbligo di conferire ai privati quote sostanziali dell'acqua, non ha istituito l'obbligo di renderla pubblica dove già si è proceduto alla esternalizzazione del servizio. In linea con questo, la dichiarazione inserita nello Statuto nella quale si afferma che l'acqua è un bene che non ha rilevanza economica, costituisce l'unica e reale difesa dalla privatizzazione in quanto toglie l'interesse e il profitto ai privati.
È polemica sterile recriminare sulla mancanza della dichiarazione di impegno a rendere pubblica l'acqua, perché sarebbe stata vincolante solo per questa amministrazione, mentre una futura di segno diverso sarebbe comunque stata libera di mutare lo Statuto e di fare altrimenti.
Per altro lo Statuto stabilisce principi ed è rilevantissimo che vi venga inserita l'affermazione che l'acqua non deve sottostare alle comuni regole di mercato come una merce qualunque, in quanto a questa affermazione sarà comunque necessario far seguire adeguate riflessioni e conseguenti comportamenti.
Da ultimo occorre ricordare che al testo di questa variazione dello Statuto hanno lavorato in sede di commissione tutti i commissari, compresi quelli che oggi la criticano aspramente, e che il risultato finale è stato che la nuova formulazione ha avuto il consenso di molti gruppi consiliari (PD, IDV, SA, Laici e Riformisti, PDL, FLI, Lega Nord, Gruppo Misto), molto al di là dei soli gruppi di maggioranza, fatto questo che non era assolutamente scontato visto che affermava qualcosa di contrastante con gli orientamenti del governo nazionale e che dà ampia prospettiva temporale alla tenuta del principio enunciato.
Daniele Civolani - consigliere comunale Sinistra Aperta
Giorgio Scalabrino Sasso - consigliere comunale Italia dei Valori