Il servizio di teleriscaldamento e il Comune
04-01-2012 / Punti di vista
di Valentino Tavolazzi *
Il servizio di teleriscaldamento è un monopolio naturale a livello locale, non solo per la percezione dell'utente. Lo affermano studi delle Autorità Antitrust o per l'Energia di Svezia e Regno Unito, ove il servizio è maggiormente diffuso. L'utente finale, una volta allacciato, non ha la facoltà di cambiare fornitore. In Italia spesso paga il servizio con una tariffa variabile da gestore a gestore, o anche da Comune a Comune con lo stesso gestore (è il caso di Hera). La tariffa è calcolata e comunicata in modo non trasparente. Diversi sono i ricorsi di utenti contro l'innalzamento delle tariffe da parte degli operatori. Essi non sono tutelati come i clienti dei mercati energetici regolati, gas ed energia elettrica. Per loro, già impossibilitati a cambiare fornitore, il monopolio (prezzi, condizioni contrattuali) non è regolato dall'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas. Nei paesi europei, dove il teleriscaldamento è diffuso, il servizio è regolato, per garantire trasparenza e tutela degli utenti. In Italia le regole, ma non le tariffe, vengono talvolta definite dai Comuni, che spesso sono soci del gestore (caso Hera). Lo hanno fatto Cesena, Rimini, Imola, Reggio. A Ferrara non si batte un chiodo, nonostante le delibere del consiglio comunale. Ma qualcosa in Italia sta cambiando.
Il 10.11.11 l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, su richiesta del comitato utenti di Tirano e Sondalo, ha deliberato che il teleriscaldamento ha natura di servizio pubblico locale, confermando quanto stabilito nell'ordinanza del TAR Lombardia il 25.1.11. Al tempo stesso ha rinviato all'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas il contestato aumento delle tariffe. Ne consegue che in caso di servizio affidato a società mista, in assenza di una procedura competitiva (come nel caso Hera a Ferrara), tale affidamento cessa alla data del 31/03/2012 ai sensi delle disposizioni di cui all'art. 4, comma 32 punto a) D.L. 138/2011 (convertito in L. 148/2011). Anche su questo tema il Comune di Ferrara tace.
Gli impegni disattesi, che il consiglio comunale aveva affidato al sindaco e alla giunta il 23.3.11 con l'approvazione all'unanimità della risoluzione teleriscaldamento Ppf, sono i seguenti. 1. Verifica dei meccanismi di calcolo della tariffa e del suo adeguamento, coinvolgendo i complessi residenziali serviti e le associazioni dei consumatori. 2. Funzione di "regolatore" del servizio da parte del Comune, a tutela degli interessi dei cittadini. Predisposizione del regolamento di servizio e del piano tariffario, in analogia con quanto avviene per il sistema idrico integrato da parte dell'Ato. 3. Detrazione dalle tariffe applicate ai cittadini, della componente di energia fornita dall'incenerimento dei rifiuti, già pagata con la Tia. 4. Price cap alla tariffa rivalutata, in base all'inflazione. 5. Temperatura minima di esercizio dell'acqua calda fornita alle utenze e controllo periodico della stessa. Valori inferiori, infatti, determinano l'aumento dei consumi volumetrici (e delle bollette), a parità di temperatura interna all'appartamento. 6. Subordinare qualsiasi progetto di espansione della rete del teleriscaldamento a Ferrara, allo studio comparato con altri sistemi di riscaldamento urbano, sotto il profilo economico, dell'efficienza energetica, dell'effettivo utilizzo di fonti geotermiche, della dipendenza dalle politiche di gestione dei rifiuti, della possibilità di scelta dell'operatore da parte dell'utente e quindi della libertà di recesso e di libera concorrenza.
La giunta, in nove mesi, non ha mosso un dito. Ma non basta. Quando il 20.12.11 Ppf ha riproposto in consiglio comunale la risoluzione teleriscaldamento per riconfermare gli impegni disattesi, dando anche un termine (31.1.12) per realizzarli, l'assessora Rossella Zadro Idv, ha chiesto al Pd e alla maggioranza di votare contro. E così hanno fatto (Sinistra Aperta si è astenuta), mentre tutti i gruppi di opposizione, nessuno escluso, hanno votato a favore. A questo punto, di fronte al nulla, rimane una sola cosa da fare: eliminare l'assessorato ambiente! Una scelta che passerebbe inosservata ai più ed andrebbe nella direzione del taglio ai costi della politica.
* - consigliere comunale Ppf