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Il Piano Energia del Governo e il futuro del Paese

14-08-2012 / Punti di vista

di Rossella Zadro *

Vorrei intervenire sul Piano Energia che il governo ha intravvisto per lo sviluppo futuro del Paese, piano che prevede estrazioni di metano e petrolio, rigassificatori, semplificazione di tali procedure, affondo delle rinnovabili.
E' evidente che tale piano impatterà anche sui nostri territori, lasciando scarse possibilità agli enti locali di decidere se sì o no. Sulle questioni energetiche, diventate il fulcro intorno alle quali ruota la vita di tutti e tutto (come se invece la questione alimentare, la salute, ecc fossero figlie di un Dio minore) le norme vigenti stanno praticamente spogliando gli enti locali della possibilità di decisione, salvo lasciare però a loro tutto il malessere sociale e le contestazioni. La programmazione del territorio deve, una volta per tutte, vedere come soggetti principe gli amministratori ed i loro cittadini.
Non voglio perdermi in preamboli ed entro immediatamente nel merito della questione. Per farlo recupero parte di un mio intervento dello scorso anno in Consiglio Comunale, avente come tema appunto le ricerche ed estrazioni di idrocarburi sul territorio Ferrarese, territorio da sempre oggetto di tali attività (senza però royalties che vengono riscosse da Regioni e Stato). Territorio che oggi, anche alla luce degli eventi sismici degli ultimi mesi va riletto, ristudiato e ripensato, senza rimozioni scientifiche, tecniche e politiche.
Il pericolo che le estrazioni di idrocarburi stravolgano l'assetto naturale dei suoli, delle acque, dell'attività agricola e dell'intero sistema economico-produttivo del ferrarese ha prodotto allarmismo e dissenso, legato anche al futuro dell'agricoltura nella nostra provincia, messo a rischio tanto quanto quella della Regione Basilicata. L'allarme degli agricoltori è piuttosto acceso. Le estrazioni interesserebbero grande parte di un bacino (quello padano) già sotto stress per qualità aria, sismicità, inquinamento fiumi ecc; ancora una volta oggetto di appetiti esclusivamente di pochi.
Dal punto di vista ambientale - meteorologico, sempre più numerosi sono e saranno gli eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici, alle attività antropiche, con conseguenze spesso estreme che mettono a dura prova i già esigui fondi che oggi i Comuni hanno a disposizione per affrontare il rischio idrogeologico, la subsidenza, ecc.
Tralasciando le considerazioni inerenti la compatibilità della lavorazione idrocarburi con l'ambiente, con il tessuto sociale e produttivo, preme osservare, valutando solo l'aspetto subsidenza come, dal punto di vista amministrativo, la vicenda possa assumere contorni importanti da non sottovalutare.
Un conto è estrarre da un deserto, un conto è estrarre idrocarburi da territori fortemente antropizzati, dove la ricchezza della gente si trova in superficie. Le case, le aziende, le reti infrastrutturali (strade, ponti, canali, fiumi, acquedotti, le reti di gas, luce, telefonia, internet, etc.) i monumenti, le chiese, i campanili, gli orti, i vigneti, i paesaggi ecc.
Il suolo è il pavimento della vita di un territorio. La subsidenza lo collassa, pregiudicando larga parte dell'economia, del lavoro, della vivibilità. Il territorio ferrarese combatte, da tempo immemorabile, la battaglia per la sicurezza idraulica e la difesa idro-geologica. Queste attività probabilmente lo minerebbero.
Si sono spese, e si spendono tuttora, anche in carenza di risorse, cifre ingenti per la regimentazione delle acque, per la costruzioni di argini, di scoli e per la loro manutenzione.
Pertanto, ora che anche l'Italia (soprattutto i cittadini, un po' meno la politica, sembra!) ha intrapreso ed interiorizzato il cammino delle rinnovabili e centinaia di migliaia sono gli addetti a tale settore, perché invertire la rotta con visioni prive di visione, per altro in controtendenza rispetto alle politiche che tutti i paesi del mondo stanno intraprendendo, ricavandone benefici per l'ambiente, la salute, il lavoro?
La semplificazione. Oggi l'iter autorizzativo previsto per le estrazioni è stato spezzettato ad arte dal legislatore nazionale proprio perché diventi difficile dire di no alle imprese che lo richiedano. Oggi, tra l'altro, il panorama mondiale pullula di migliaia di imprese, improvvisate o meno, con capitale sociale di qualche decina di migliaia di dollari, di cui poco o nulla si conosce. Quale credibilità e sicurezza per i cittadini ed il territorio? E, ribadisco, se la semplificazione sta a significare che con una procedura veloce e superficiale si possono ottenere autorizzazioni (tutte in mano al Ministero) senza che i Comuni abbiano voce in capitolo, ciò arrecherebbe un grave danno ai nostri territori già compromessi, lo ricordo, dal recente sisma.
Le royalties, ovvero le compensazioni ai territori per il disturbo, non gestite o decise dai territori, sono uno specchio per le allodole. A mala pena sono sufficienti al ripristino del sistema idrogeologico del territorio dopo le estrazioni. Non apportano alcun beneficio al territorio, nessuna ricchezza. Solo a malapena il sufficiente a riparare il danno.
Oggi, a livello locale, la nostra attenzione deve andare alla ricostruzione dopo il sisma ed alla protezione e miglioramento del nostro territorio. Dobbiamo evitare qualsiasi genere di attività che potrebbe rappresentare un pericolo. E studiare, per conoscere meglio, da un punto di vista geologico e geotecnico, multidisciplinare, come non compromettere i patrimoni che possediamo. Le nostre vocazioni territoriali sono il turismo, l'agricoltura, ma anche l'industria e quella dell'energia che, come auspico anche per tutto il resto del territorio italiano, possa essere sostenuta e migliorata con le opportunità di studio, innovazione, ricerca, tecnologia, benessere ambientale e sociale che l'energia pulita offre.

* assessore all'Ambiente
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