A proposito di referendum
13-02-2007 / A parer mio
di Gianluca Vitarelli - "Democrazia è Libertà - La Margherita"
All'indomani dell'esito del referendum autogestito sulla Turbogas credo sia necessaria una riflessione spero finalmente serena. Vorrei in primo luogo uscire da alcuni luoghi comuni; non so se il numero di votanti sia superiore o inferiore alle aspettative ma, in tutti i casi, credo che la politica debba sicuramente cercare di riflettere sul fatto che oltre 11.000 ferraresi abbiano manifestato attraverso il voto la ricerca di attenzione sui temi proposti . In secondo luogo spero sia a tutti chiaro che non è che domenica scorsa abbiamo assistito ad uno scontro tra una classe di amministratori che non ha a cuore la salute dei ferraresi ed una parte della popolazione che si fa unica paladina della difesa ambientalista della città. Poiché io credo che la salute del cittadino e la difesa dell'ambiente siano un patrimonio culturale e valoriale comune a tutti, anche di chi non ha partecipato al voto ed ha voluto in questa maniera esprimere una propria scelta, ebbene è necessario in primo luogo uscire dalla contrapposizione che sta caratterizzando questa vicenda. La ricerca della coesione e della capacità di confronto deve essere il primo obiettivo che ognuno si deve porre per cercare di dare delle risposte alle domande che i cittadini pongono quotidianamente. Per quanto riguarda i temi al centro del referendum autogestito credo sia opportuna una riflessione partendo dall'accordo di programma del 2001. Sinteticamente possiamo dire che la scelta politica che allora si fece fu quella di puntare alla riqualificazione ed alla bonifica del sito industriale per evitare di lasciare alle generazioni future un onere ambientale pesantissimo. Quell'accordo prevedeva uno sviluppo eco-compatibile del Polo Chimico con un progetto congiunto d'interventi finalizzato al miglioramento ambientale, al consolidamento produttivo ed alla valorizzazione delle eccellenze presenti e, attraverso interventi ambientali e produttivi, la formazione e la qualificazione delle risorse umane. Credo sia opportuno ricordare inoltre che a fronte di un piano di investimenti complessivi pari a 600 milioni di euro (compresa la turbogas), nello stesso Accordo di Programma si ipotizzava un processo di sviluppo industriale e di recupero ed incentivazione delle presenze produttive nel sito. E' ovvio che la funzione della Turbogas era ed è strategica per catalizzare risorse ed attività dall'esterno; un sito dotato di infrastrutture e reti di comunicazioni vede nella capacità di avere un costo dell'energia competitivo il valore aggiunto per rendere convenienti gli investimenti nelle bonifiche. La prima domanda allora è capire se a distanza di sei anni dalla firma e mentre si sta discutendo sul rinnovo di quell'accordo, la centrale svolge effettivamente questo ruolo. Mi pare che questa non sia una variabile indipendente rispetto al dibattito in corso; l'impatto ambientale nullo sulle micropolveri trovava una giustificazione nella capacità di garantire alle future generazioni una bonifica completa dell'intera superficie del petrolchimico e non solo una parte di essa e delle ricadute in termini di sviluppo industriale ed occupazionale per la città. Un discorso analogo vale per il termovalorizzatore; la scelta fu quella di rinunciare alle discariche e questo ha avuto un costo soprattutto per le tasche dei cittadini di Ferrara. La prospettiva era quella di chiudere due inceneritori obsoleti e che l'intera provincia conferisse all'impianto di via Diana gli rsu rinunciando all'utilizzo delle discariche. Anche in questo caso, vista l'enorme disparità esistente sulle tariffe applicate nella nostra Provincia ed al fatto che ancora oggi esistono delle discariche funzionanti, credo sia importante che la politica si interroghi se questi percorsi sono perfettamente in linea con quanto a suo tempo progettato.
I temi che devono essere messi a fuoco sono dunque tantissimi e non penso che possano essere affrontati semplicemente con un si o con un no; d'altra parte sono anche convinto che per gli stessi promotori dei quesiti referendari non fosse questo l'obiettivo principale. L'obiettivo comune della politica e dei cittadini è quello di garantire a questo territorio uno sviluppo eco-compatibile e se esistono degli obiettivi comuni io credo sia importante ricercare quegli elementi di coesione che sono fondamentali per centrarli. L'auspicio è che ci possa essere un salto di qualità nei rapporti tra istituzioni, politica, economia, ambiente perché se non riusciamo ad evitare i cortocircuiti di comunicazione il rischio è che si perda tutti.