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Licenze commerciali: ragioniamo sulle prospettive future

17-07-2008 / A parer mio

di Mauro Malaguti - consigliere gruppo AN-PdL

Nel merito della polemica scatenatasi per il rilascio di nuove licenze, peraltro molte delle quali già con iter in corso, in situazioni urbanistiche consolidate e insistenti in aree con storica vocazione commerciale, credo vada fatta maggiore chiarezza a beneficio di tutti, operatori del settore e utenti. Alcuni rappresentanti delle associazioni di categoria hanno manifestato preoccupazione per il possibile contraccolpo che l'impatto di queste licenze potrebbe avere sul piccolo commercio e, a sostegno di tale tesi, il vicepresidente di Confesercenti ha riportato i dati del primo trimestre 2008 della Camera di Commercio, che vedono un trend negativo nel rapporto tra imprese cessate e aperte. Negli anni più recenti anche il sottoscritto, come si potrà verificare da diverse interpellanze agli atti e dalla rassegna stampa, aveva in più occasioni sollecitato maggiore attenzione a tali dati, evidenziando che se pure si riscontrava in passato un rapporto dinamico tra aperture-chiusure delle piccole attività commerciali, il dato più emblematico era quello della loro sopravvivenza media che si attestava in gran parte dei casi nei due o tre anni di vita. L'analisi che facevo era che la carenza di lavoro nella nostra provincia spingeva molte famiglie a cercare nella piccola impresa una alternativa occupazionale per se e per i propri figli. Un simile fattore, con una crisi internazionale ai limiti della recessione e il conseguente aumento della competitività e professionalizzazione del settore commerciale non poteva che portare al risultato, purtroppo scontato, che il trend delle chiusure avrebbe progressivamente superato quello delle aperture, con il conseguente indebitamento di quelle famiglie la cui attività era andata male e su cui avevano riposto tutti i loro beni. Ma tali considerazioni, che forse andavano fatte quando si programmavano ipermercati a pochi chilometri dal centro storico, sono oggi oramai superate dai tempi e dagli eventi, e si corre dunque il rischio, per l'ennesima volta, di ragionamenti obsoleti e non fondati sulle prospettive future. Le nuove licenze in discussione, che riguardano sostanzialmente il settore non alimentare, non credo possano creare problemi di concorrenza al piccolo commercio (liberalizzato sino ai 250 mq. dal Decreto legislativo Bersani 114/'98) ma potrebbero incentivare invece l'utenza a rimanere sul territorio anziché andare in aree commerciali di altre città. Per intenderci, non possiamo negare lo spazio ad una azienda ad esempio come l'Ikea, poiché riusciremmo solo a incentivare l'esodo dei suoi potenziali utenti verso altri lidi. Per fare un altro esempio, se in una strada c'è un solo pub magari fatica a lavorare, se ce ne sono tre o quattro si crea l'area ottimale per quel bacino di utenza specifico (i giovani) e lavorano tutti. Allo stato attuale se non realizziamo, come peraltro sollecitatoci anche dalla Regione, i presupposti per accendere l'interesse commerciale del nostro stesso bacino d'utenza, rischiamo una ulteriore desertificazione a danno di tutti. Se si volessero poi aggiungere anche i dati sulla disoccupazione e sul pendolarismo nella nostra città e provincia sorgerebbe un'altra considerazione, ultima in ordine di elencazione ma non certamente di importanza, ossia che ognuna delle aziende che potrebbero essere interessate dalla delibera porta mediamente 80/90 posti di lavoro, con la potenzialità quindi anche proprio di risultare una alternativa occupazionale per tanti di quei piccoli imprenditori che non sono riusciti a stare sul mercato. Con i tempi che corrono… Mauro Malaguti Consigliere comunale An - Pdl