Sei dattiloscritti in cerca d'autore/5
29-11-2006 / A parer mio
di Riccardo Roversi
Ecco il penultimo dei sei rari dattiloscritti contenuti nell'ironica "plaquette" (d'ignoto autore contemporaneo estense) che l'instancabile Viaggiatore Indigeno ha rinvenuto in una biblioteca privata dalle parti del Borgo di Sotto.
Il supremo poeta paranoico
«Frammento di una lettera in esametri virgiliani del 1579, inviata al duca Alfonso II d'Este da Torquato Tasso mentre si trovava rinchiuso come insano di mente nell'arcispedale Sant'Anna, rinvenuto nella casa natale del poeta, a Sorrento, da un noto luminare della critica filologica italiana, il quale, ribadendone l'indiscutibile autenticità, ha autorizzato la pubblicazione della presente copia già redatta in lingua e parafrasata di suo pugno.
"... cornuto! ebbene sì caro Alfonso, cornuto sei, era d'uopo maritarti una delle tue devotissime sciacquette invece che quella malafemmina di Margherita Gonzaga, poiché ci sta con tutti la pulzella, eziandio con me, non mi credi? illuso, allora sappi che le insistite intercessioni in mio favore di suo fratello Vincenzo sono proprio dovute alle accorate suppliche della tua mogliettina e comunque, anche se durante il vostro sposalizio lo ammetto sono andato un po' in collera, non ti sembra di avere esagerato carcerandomi in una cella di massima sicurezza? tu sostieni che sono paranoico, io! il poeta supremo, altro che i poetonzoli che mi hanno preceduto a corte: quel pappamolla di Boiardo e l'altro sciagurato... come si chiamava... Ariosto, buono quello; mannaggia a te Alfonso, che il tuo dio si prenda l'animaccia tua, presto, prima che tu possa mettere al mondo un erede così la città se la fagocita il Papato, ecco... adesso li sento tornare, gli aguzzini vengono a prendermi ancora, forse mi tortureranno, mi faranno la lobotomia: maledetti! carnefici! soccorso miei prodi, accorrete da Gerusalemme, a me Goffredo, a me Tancredi, a me Clorinda, a me ..."»