Sei dattiloscritti in cerca d'autore/1
11-10-2006 / A parer mio
di Riccardo Roversi
Il nostro Viaggiatore Indigeno, adesso alla ricerca di documenti storici setacciando archivi e biblioteche, ha rinvenuto ben sei dattiloscritti (inediti?) di un ignoto autore satirico ferrarese del Novecento. Ecco il primo ironico testo contenuto nell'esilarante "plaquette".
Un'inondazione "da sogno"
«"Lucrezia Borgia!". Esclamarono, riferendosi a una nota "maîtresse" locale, i primi stupiti avventori del leggendario "Giori".
L'acqua del fossato del Castello traboccava, scivolando fra i ciottoli di corso Martiri e lo sterco dei colombi.
Chi, mi domando chi, ripeto chi, avrebbe mai previsto tale catastrofe quella mattina alle otto di mattina.
I pesci già ruzzolavano fuori dal muretto, prontamente i vigili urbani, che dio li strabenedica, multarono severamente i trasgressori con centinaia di contravvenzioni: balneazione proibita in centro storico e squame non catarifrangenti.
L'acqua intanto sbisciava e serpentava giù per gli scaloni prospicienti al Duomo, fino a raggiungere le pluriventennali impalcature, che i cittadini più giovani e i turisti sprovveduti credevano là dimenticate fin dai lontani ripristini del diciottesimo secolo.
Il comune intervenne con la consueta rapidità, la ben nota efficacia: sostituì le impalcature.
Più tardi queste furono poi rimosse definitivamente, peccato, avevano assistito ai cortei del Sessantotto, festeggiato i Mondiali dell'Ottantadue, assistito al passaggio di papi e politici corrotti, insomma esse ormai erano storia.
Comunque sia, da Cortevecchia sbucavano le prime zattere, da San Romano qualche barca a pertica e dal vial Cavour i più moderni motoscafi. Chi si tuffava dall'incompiuto campanile, chi sperimentava il nuovo orologio subacqueo, chi imprecava pedalando in apnea. La piscina del Listone era stracolma di persone, finalmente vive e senza l'ausilio dei Buskers.
"Vado anch'io" mi dissi... e stramazzai dal letto.
Dalla finestra guardai la piazza vuota: era un sogno, soltanto un sogno. La città dormiva il suo millenario sonno, come sempre».