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Un grande amore, indimenticabile e indimenticato

14-09-2007 / A parer mio

di Riccardo Roversi

Il "diario ferrarese" del Viaggiatore Indigeno stavolta ci racconta di un amore, di un grande amore, indimenticabile e indimenticato, che né il tempo né la distanza né le cose della vita hanno potuto in alcun modo attenuare. Poiché si tratta di uno di quegli amori eterei e assoluti che prescindono dalla convivenza dei due innamorati, ciascuno dei quali è felice a condizione che anche l'altro lo sia, sebbene lontano e insieme a qualcun altro.

La prima volta fu dove una porta apre l'angolo di un portico, si sorrisero incontrandosi, come si fossero già visti e in effetti era così, di dentro ai loro sogni.
Le colonne reggevano il soffitto riparando il fresco e l'ombra, nella parete un ampio vetro, affacciato sull'esterno, deformava la realtà.
Un uscio postergava nel cortile, con al fondo un cascinale che sgretolava lentamente brancando le esigue pietre, come perle che leso il filo sgranassero da una collana.
Dentro era piccolo ma enorme guardandolo dai loro occhi che attraversavano le cose, incredibile come il silenzio scivolasse addosso ai muri colando dalle travi fin'ammantare il pavimento.
La prima volta si parlarono cortesi rivolgendosi col voi, lui era un malinconico con una goccia di follia, e lei completamente pazza con una punta di tristezza.
Dopo si scambiarono le vite, salvandosi a vicenda.
Non basterebbe un libro intero per scrivere dei giorni, degli scherzi e delle intese, se la ridevano del mondo e di chi lo comperava, loro preferivano i pianeti, i dipinti e le poesie.
Il presente rallentava e il futuro non veniva, come nei romanzi di Márquez, il tempo era un'ipotesi solo per vincere l'attesa, un intervallo fra le pause.
Insomma sembravano papaveri che respirano all'unisono, consci di vivere una estate.
La prima volta si baciarono in un prato, vicino a un pozzo colmo, un macero e una siepe.
Poi vennero le notti, i salici e le lune.
Lui diceva: "Mi ami, ami me?".
E lei: "Amo il tuo amore e tu il mio, ecco perché non finirà".
Era davvero vero, tuttora nelle lettere fanno: "Ti ricordi di noi?".
Non si rivedono da anni ma sono ancora insieme, anche se quella porta porta altrove, anche se sotto quel portico adesso non c'è più nessuno.
A ricordare.