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martedì, 06 maggio 2025.

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Un magico viaggio notturno

06-11-2007 / A parer mio

di Riccardo Roversi

Questa è (almeno per ora) l'ultima pagina del "diario ferrarese" che il Viaggiatore Indigeno ci ha eccezionalmente autorizzato a rendere di dominio pubblico. Si tratta di un magico viaggio notturno, in treno, attraverso la campagna della nostra pianura. Un uomo e una donna, dei quali non è dato conoscere i nomi, scoprono il dolore dell'amore nell'amore.

Approfittando la fessura entrava un'aria di Puccini.
A intervalli regolari i loro sguardi s'incontravano, riflessi al finestrino, quando l'esterno vela il vetro così diviene specchio. Lo scomparto era piacevole e il rumore dei binari l'impigriva e asserenava, come non dovessero discendere, proprietari d'un biglietto eterno sul treno di Macondo che non smette mai di viaggiare.
Lui accese un'altra sigaretta e il silenzio di fonemi, disse: "Le parole non spiegano però lo fanno i tuoi baci e l'acqua degli occhi, tu sola hai mentito mentre io sono innocente, perché ho cercato di dentro e mi sono trovato, è stato così doloroso innamorarsi di te".
Tutte le tristezze d'amanti lo sorpresero vulnerabile, come affilate lame da macello nella polpa dei sentimenti. Vergognandosi sgorgarono le lacrime dalle ferite, che non l'avevano mai fatto. C'erano volute indifferenze, assenze e nascondigli, finzioni e ipocrisie.
Dallo schienale dirimpetto la voce esitava, finché in un singhiozzo disse: "Lo so ti ho deluso ma sono diversa da te, dammi tempo ti prego che vedrai se vorrai sarà davvero per sempre".
Fuori era notte quasi e i vagoni sembravano finestre illuminate a intermittenza, proprio come se un cuore, da chissà quale stella, pulsasse all'interno la luce.
Tacquero a lungo, lei si sporse rannicchiando le braccia come fossero minuscole ali, socchiuse le palpebre e la maschera cadde dal viso.
Poi si baciarono.