Un 'quattrocentenario' dimenticato
05-02-2008 / A parer mio
di Riccardo Roversi
Il Viaggiatore Indigeno si è accorto, nel corso delle sue ricerche dell'identità ferrarese e nell'indifferenza quasi generale, che in quest'anno di grazia 2008 cade il 'quattrocentenario' di un grande letterato ferrarese: Daniello Bartoli, autore fra l'altro della "Vita" di Ignazio di Lodola, fondatore della Compagnia di Gesù e dunque della confraternita dei Gesuiti.
Daniello Bartoli (1608-1685) nacque a Ferrara nella attuale via Borgoleoni, a due passi dalla grande chiesa del Gesù, da Tiburzio Bartoli e Ginevra Simeoni. Destinato sin dalla fanciullezza all'abito talare, venne ben presto avviato dal padre agli studi nel collegio dei Gesuiti, dove gettò le basi del suo prestigioso futuro di letterato clericale. A sedici anni fu ammesso alla Compagnia di Gesù, in seguito dovette spostarsi a Novellara, a Piacenza, Parma, Milano, Bologna. Predicò inoltre a Mantova, a Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Firenze, Lucca, Genova, Torino, Roma, Napoli, Palermo e Malta. Infine, insediatosi nella "casa dei professi" a Roma, si applicò con tenacia, dall'età di quarant'anni in poi, alla mastodontica opera della "Istoria della Compagnia di Gesù".
Nel Seicento: secolo di viaggiatori e avventurieri, Daniello Bartoli trascorse quasi tutta la propria vita da sedentario, fra devozione e letteratura, da buon padre gesuita obbediente alla severa disciplina della Compagnia di Gesù quale egli era. Fra i suoi maestri, va almeno ricordato il geografo e astronomo ferrarese Giambattista Riccioli, responsabile della passione scientifica del proprio allievo. Infatti il Bartoli scrisse anche libri come: "La pressione e la tensione" (1677), "Del suono, de' tremori armonici e dell'udito" (1679), "Del ghiaccio e della coagulazione" (1682).
L'opera letteraria di Daniello Bartoli è sterminata, alcuni dei suoi testi fondamentali sono: "L'uomo di lettere difeso ed emendato" (1645), "La povertà contenta" (1650), "Vita e Istituto di S. Ignazio" (1650), "Istoria della Compagnia di Gesù" (1648-1673), "Il torto e il diritto del non si può" (1655), "La ricreazione del savio" (1659), "L'uomo al punto" (1668), "Dell'ultimo e beato fine dell'uomo" (1670), "De' simboli trasportati al reale" (1677), "Esame della risposta" (1679), "Pensieri sacri" (1685). Tra il 1825 e il 1856 venne pubblicata a Torino, a cura dell'editore Marietti, la stampa in trentanove volumi di tutti i lavori del Bartoli, altri manoscritti e documenti sono conservati nell'Archivio Romano della Compagnia di Gesù e alla Biblioteca Nazionale di Roma.
L'opera più conosciuta di Daniello Bartoli è probabilmente la "Vita" di Ignazio di Loyola, il quale fondò nel 1540 l'ordine dei Gesuiti. Il protagonista vi è delineato secondo il modello dell'eroe cavalleresco, trasferito dal mondo laico in quello religioso. Interessante risulta l'intreccio fra eredità rinascimentale e l'impegno edificante dal punto di vista etico. "Vita e Istituto di S. Ignazio", che costituisce il tomo di apertura della "Istoria della Compagnia di Gesù", è un testo di valore storico e contemporaneamente letterario, poiché le fonti documentarie attinenti alla vita del santo sono inserite in un "discorso romanzato", cioè la materia agiografica è elaborata in forma di romanzo e piegata a intenti apologetici.