Salviettine
17-09-2008 / A parer mio
di Andrea Poli
Se è vero che i grandi sconvolgimenti epocali si apprezzano nella loro drammatica intierezza solo a partire dagli apparentemente insignificanti avvenimenti di tutti i giorni, domenica 14 settembre 2008 ho avuto la inequivocabile conferma che siamo tutti quanti alla canna del gas. Avendo letto sul giornale che in un ipermercato cittadino, solo per quella giornata, ci sarebbe stato un megasconto, ho deciso di approfittare dell'occasione per andarmi ad approvvigionare di generi di prima necessità: cioccolato, biscotti, bomboloni, succhi di frutta. Senza naturalmente trascurare, in ossequio al ben noto principio di causa ed effetto, la carta igienica. E' ben vero che il capo negozio è decisamente eccentrico nel posizionare la roba sugli scaffali, onde per cui ti ci vuole in media il doppio di tempo per ritrovare quello che ti serve, con punte del duemila percento in più su prodotti di nicchia tipo le salviettine intime al fresco profumo di fiori di campo e rosa canina, ma è altrettanto vero che di solito i clienti sono -pardon- quattro gatti e ti puoi fare la tua spesa in santa pace senza rischiare ad ogni momento di farti sbragare il tendine d'achille dai temibili rostri circolari che proteggono i perni delle ruote dei carrelli. Dunque, alle dieci e mezza arrivo là e scopro che dentro al negozio c'è il mondo, o perlomeno una sua significativa rappresentanza: famiglie con bambini, famiglie senza bambini, bambini da soli che hanno perso la famiglia ai saponi da bucato, coppie di pensionati veloci e scattanti come bradipi in coma, single dotati di quegli enormi cestoni rossi a traino che posseggono una caratteristica che sfugge alle normali capacità di comprensione della mente umana: in qualunque direzione tu ti muova, loro riescono comunque a esserti in mezzo ai piedi. Insomma, gente, un carnaio, un traffico inesorabile di carrelli che venivano fagocitati dall'ingresso e scorrevano con flusso ininterrotto e ininterrompibile verso la loro ineluttabile destinazione: le casse. Una situazione in cui non è ammesso il minimo errore o ripensamento: diobono, ho dimenticato di prendere il filo interdentale, aspetta mò che torno indietro. I non pochi improvvidi che tentavano di andare contro il luccicante fiume in piena venivano risucchiati dall'orda immane e trascinati nella direzione opposta, finendo per rinunciare esausti dopo ripetuti e inani tentativi. Così ho finito per apprezzare i salmoni, che fin lì mi sembravano delle bestie inutilmente ipercinetiche, con quella smania di risalire la corrente dei fiumi: ma dove correte, deficienti. Si vede che anche loro avevano dimenticato le salviettine al fresco profumo di fiori di campo e rosa canina. Come dio vuole, sono finalmente uscito dalla bolgia, a mezzogiorno passato da un bel pezzo; naturalmente con metà della roba, l'altra metà essendo andata esaurita fin da dieci minuti esatti dopo l'apertura, salviettine incluse: è incredibile come un prodotto di nicchia possa diventare articolo di massa semplicemente costando un quarto in meno. E naturalmente ho litigato con mia moglie: come, hai portato a casa solo metà di quello che c'era in lista? Eggià, il signorino va in giro a cazzeggiare, tanto a casa cià la serva che lava, stira e fa da mangiare per lui. Piuttosto, ha preso le salviettine al fresco profumo?
Sventurata quella famiglia che ha bisogno dello sconto del venticinquepercento la domenica mattina, direbbe il grande Bertolt Brecht. Traduzione: siete proprio un branco di morti di fame (parola di Bertolt Brecht).