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Maltempo

17-12-2008 / A parer mio

di Claudio Cazzola

E fu così che piovve per quaranta notti.
In un primo momento gli abitanti della città pentagona non ci fecero molto caso, abituati come erano da secoli a non darsi eccessivo pensiero per nulla, poiché nulla rappresentava per loro, da sempre, una vera novità. Sì, pian piano il livello dell'acqua aumentava, le caditoie già di per sé regolarmente intasate non accoglievano più, i tombini emettevano strani gorgoglii vomitando un liquido bruno scuro, dall'aspetto per nulla rassicurante; non era più possibile, da un certo giorno in poi, circolare in bicicletta, ed infine anche a piedi.
Si riscoprirono modi vetusti di comunicare, con cordicelle e carrucole fra un palazzo e l'altro, o, i più raffinati, riaddomesticando i famigerati piccioni, per adattarli all'uopo al ruolo di postini; anche il pane si tornò a farlo in casa, e beati quelli che possedevano ancora un camino - la polenta poi, non ti dico… insomma, ci si adattava.
Ecco che improvvisamente, alla quarantunesima notte, si chiusero senza preavviso alcuno tutte le cataratte del cielo, ed il livello dell'acqua cominciò a scendere, e, a parte qualche carcassa di animale proiettata sul protiro del Duomo e sullo scalone del Comune, tutto sembrava ritornare alla normalità. All'alba successiva i primi esploratori che si avventurarono all'esterno videro, e stupirono restando a bocca aperta, il miracolo: viale Cavour ingoiato, sparito, sostituito dal canale Panfilio, che se ne stava bel bello, entro le sue rive, dal Castello fino a perdita d'occhio - chissà se arriva fino al Po? si chiedevano l'un l'altro. Dopo i primi momenti di imbarazzo, ci si tirò su le maniche per riorganizzare la vita della comunità: intanto un bel cartello di obbligo di svolta a destra, per chi proveniva dalla Giovecca, verso Strada San Leonardo - verso sinistra nemmeno parlarne, zona di mercato e di scambi; inoltre, su impulso soprattutto della un tempo cooperativa taxisti, si riaprirono le antiche falegnamerie cadute in disuso e popolate di ragnatele, per costruire con febbrile attività imbarcazioni di ogni tipo - per il trasporto delle persone, dall'una all'altra riva, ovvero dall'imbarcadero del Castello fino alla periferia più lontana, e per il rifornimento delle merci, con l'erezione veloce di empori i più svariati lungo le due rive in prossimità di approdi sicuri. Si pensò perfino di indire un referendum fra gli abitanti della città pentagona, per decidere ove collocare la costruzione di almeno un ponte che assicurasse il passaggio rapido da una parte all'altra dell'abitato - e ci fu chi ne proponeva le fondamenta all'altezza della stazione di Posta, chi invece in prossimità della Cittadella; non esiguo fu il gruppo di cittadini del tutto ostile al manufatto (non essere lecito, affermavano con sapiente sussiego, andare contro il disegno divino, mettendo terra nel regno dell'acqua e viceversa). In occasione poi della ricorrenza annuale del Palio, ecco la pensata geniale della organizzazione di una regata storica, in memoria dell'arrivo di Lucrezia Borgia novella sposa di Alfonso - e tripudio di folla, e spari di mortaretti, e giubilo grande…
E fu così che pian piano la vita della città pentagona riprese il suo secolare tran tran.
Godendosi il più possibile la favola bella dell'illusione di un sogno.
E poi lo chiamano Maltempo…

Post scriptum
Queste righe sono state dettate dal rifiuto dell'abuso che si fa ogni giorno, da parte dei mezzi di comunicazione, delle parole e del loro significato. Come si fa a parlare di Maltempo in piena stagione invernale? Le cause dei disastri sono ben altre, che non Giove pluvio.