Tommaso a bordo
26-06-2009 / A parer mio
di Andrea Poli
Da un po' di tempo a questa parte si aggira per la città una Multipla sul cui lunotto posteriore fa bella mostra di sé, estesa su tutta l'ampia superficie vetrata (sapete quanto sono luminose quelle macchine lì), la scritta "Tommaso a bordo", anzi "TOMMASO A BORDO" tutto maiuscolo; però mica scarabocchiata alla bell'e meglio a pennarello su un foglio reso irrimediabilmente grinzo e ingiallito dall'impietoso dardeggiare del sole, come farebbe una prudente famigliola qualsiasi che volesse avvertire gli automobilisti che sopraggiungono da dietro di tenersi a distanza di sicurezza per non far correre rischi al pargolo in caso di brusche frenate. No no, l'insolito graffito è composto con lettere autoadesive color oro, lui, messe giù proprio con usta: tutte alla stessa distanza, con l' "A BORDO" mirabilmente allineato su una ideale retta e il sovrastante "TOMMASO" disposto vezzosamente a semicerchio, senza neanche una di quelle antipatiche bolle d'aria, gli spaccasse un accidente, che si formano nelle robe adesive quando vai di fretta o sei poco pratico. Come a dire: sappiate tutti quanti che in macchina c'è nostro figlio che si chiama Tommaso (si spera che non abbiano battezzato così il cane), visto se siamo forti?
E' quel che si dice spettacolarizzazione della notizia: una volta le donne facevano figli senza tanti strombazzamenti: entravano in ospedale, partorivano, telefonavano a parenti ed amici per annunciare il lieto evento e al loro ritorno la casa si riempiva di gente e di pigiamini: le vecchie zie previdenti che portavano in regalo tutine in acrilico che avrebbero calzato alla perfezione -'L'ho presa un po' in crescere, così non ti diventa stretta subito'- quando il neonato avesse raggiunto l'età della terza media, e gli amici senza figli che, ignorando le miracolose proprietà del latte materno, arrivavano con un completino 'da tre a nove mesi' già drammaticamente inadeguato alla seconda settimana di vita, dimostrazione evidente che le taglie dei vestiti da infanti sono calcolate sui ritmi di accrescimento dei pigmei del Borneo negli anni di carestia.
Adesso invece a ogni nascita tocca vedere dei fiocchi rosa alti due piani (notati coi suoi propri occhi dal vostro corsivista), oppure dei semplici fiocchi azzurri da mezzo metro di diametro, d'accordo, ma però in batterie da diciotto, costellanti il vialetto d'ingresso da una parte e dall'altra a delimitare la strada agli ospiti, per concludersi trionfalmente col fioccone di un metro e mezzo appiccicato al portone di casa (anche di questo lo scribacchino può, a richiesta, fornire testimonianza giurata al lettore): si entra di qua. Ma se vengo a trovarvi per congratularmi che vi è nato il pargolo, brutti imbecilli, significherà pure che ci conosciamo bene e che quindi saprò dov'è che abitate, no?: e che c'era bisogno di tappezzare tutto il quartiere con 'sta roba in rayon che fa proprio grindolo legato alla siepe di fotinia e oltretutto c'è voluto mezzo barile di petrolio per farla, dài. Ragion per cui mi sentirei di consigliare alle coppie che sentono urgere dentro di loro l'insopprimibile impulso alla perpetuazione della specie di pensare bene a quello che fanno: se tanto poi dovete ridurvi come i genitori di Tommaso, quando l'istinto vi spinge alla procreazione andate al cinema a vedere un bel film. O anche uno brutto, fa lo stesso, l'importante è che non vi mettiate a riprodurvi: è sempre meglio sciropparsi una pellicola dei Vanzina oggi che farsi compatire fra nove mesi.