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Per un libro ancora da sfogliare

10-10-2006 / A parer mio

di Oscar Ghesini

Se, infreddolito dalle brume novembrine, il ramingo ferrarese avesse cercato tra il calore della folla cittadina qualche spirituale conforto, si sarebbe imbattuto, appena una manciata di anni orsono, nella Fiera del Libro: una ragnatela di bancarelle deputate alla vendita del prezioso, caro, insostituibile oggetto cartaceo, che nobilitava al liston nel mese di San Martino fino all'apertura, all'inizio di Dicembre, dei padiglioni natalizi: pane degli angeli e variopinti dolciumi, nettari della mente e del palato, solleticavano così, alternandosi nel cuore pulsante di Ferrara, la godibile tavolozza del desiderabile umano: buona cultura e lieti sapori.
Ma le cose belle, si sa, durano poco: sul tema dell'effimero del piacere si sono spesi d'altronde fior d'intellettuali, che hanno versato i loro fiumi di china. Così anche a Ferrara la Fiera del Libro si è... volatilizzata, oggi surrogata da alcune bancarelle del libro aperte tutto l'anno sotto la Galleria Matteotti ed all'interno di Piazza Municipale; presenze ottime, ma che non sono la stessa cosa rispetto alla Fiera: perché quel listone novembrino strabocchevole di dorsi di volumi e scibili versicolori attirava non solo l'occasionale passeggere, ma dozzine di frequentatori dell'arte della parola scritta, di invaghiti cultori dei mondi tracciati dall'inchiostro.
Ora, la mancata salvaguardia della Fiera del Libro da parte di un'istituzione intenta alla rivitalizzazione del centro storico in una città vocata alla tutela della cultura è stata, si dovrà ammettere, una decisione errata. A cui sarebbe bene porre rimedio. Ripristinando la Fiera, magari all'interno di un più generale piano di rilancio del libro in città, che può vedere l'amministrazione protagonista senza oneri pecuniari. Ci permettiamo, all'uopo, qualche considerazione di ordine teorico e sostanziale.
Baluardo di conoscenza, forte del suo plurisecolare servigio al sapere, il libro avanza a buon diritto la candidatura a godere di un'apposita passerella nel salotto di Ferrara, la messa a punto di una manifestazione a lui dedicata che gli garantisca il contatto con la folla; il Premio Estense è un evento encomiabile ma elitario: invece il libro pretende di essere toccato da mani plurime, sfogliato, annusato, di poter sedurre e incantare; egli sa anche di poter offrire una sponda gradita ai turisti che approdano in città per le grandi mostre ai Diamanti o le rappresentazioni sceniche e musicali al Comunale; è consapevole di poter aggiungere vetrina a quello 'stabile sistema di relazioni di alta qualità' che Ferrara promette, per voce del suo Primo cittadino, per onorare la presenza di Ermitage Italia. Il libro, ancora, è certo di sapere nobilitare con la sua presenza il centro storico: magari distendendosi interamente, durante l'invocata Fiera, tra il listone e quella Galleria Matteotti che i ferraresi chiedono di riqualificare. Egli garantisce, infine, che i librai cittadini, compresi Feltrinelli e Melbookstore, la libreria la cui apertura ha avuto il pregio di ridare un'anima a San Crispino, trarrebbero giovamento dalla riproposizione della fiera in sal liston: perché di tempo in tempo, quando esibito, il libro affeziona a sé le giovani generazioni.
Librai e giovani, proprio loro, ci paiono qui meritevoli di un paio di riflessioni. Sui librai: a Ferrara una piccola schiera di librerie, modeste nelle dimensioni ma oltremodo accoglienti ed attrezzate, ha fatto capolino nelle antiche vie che si inerpicano attorno al castrum; perché non allestire la Fiera, allora, anche con l'obiettivo di incoraggiare questi valorosi librai ed i molti eccellenti editori ferraresi (talora gli uni e gli altri coincidono), la cui attività conferisce alla città un tasso aggiuntivo di prestigio, attraverso la concessione di spazi espositivi ad un prezzo puramente simbolico? Quanto ai giovani: riproporre robustamente il libro al centro della città, sopra il suo cuore, fisicamente, assurge a gesto simbolico anche nei loro confronti: quello di una comunità che reagisce all'inerzia, anzi all'orrore di una tivù incapace di offrire uno spettacolo decoroso di sé, e propone ai suoi adolescenti un percorso di crescita intellettuale, un modello di educazione e di fruizione del tempo libero alternativo al consumo del video. Non si insisterà mai abbastanza sulle responsabilità che investono gli adulti nella formazione degli indici valoriali dei giovani.
Un più ampio progetto di abbinamento dell'immagine di Ferrara a quella del libro potrebbe anche coinvolgere l'Ente Fiera e l'Università degli Studi. I buongustai italiani del libro si spingono annualmente a Torino, quelli in cerca di avventura arrivano sino a Francoforte: sono le due città in cui la locale kermesse del volume stampato è assurta a fama europea, attirando decine di migliaia di visitatori; ciò che basta per credere che una fiera del libro indoor, per quanto infinitamente più modesta, magari tematica e collegata a quella del listone, mieterebbe a Ferrara un chiaro successo di pubblico. L'Università potrebbe invece attivare indirizzi che hanno nel libro un referente di prestigio: corsi di restauro dei codici, insegnamenti di biblioteconomia, un percorso di formazione per librai (una tradizionale scuola per librai è attiva da anni a Venezia, altre hanno sede a Bologna e Roma, recentemente una è stata avviata ad Orvieto).
Perché Ferrara, vedete, è veramente in spirituale sintonia con il libro: un polo bibliotecario, circoli culturali, caffé letterari, scrittori eccellenti si agitano sotto i suoi tetti, talché si può definire senza tema di smentita la città estense un mirabile doppio dell'antonomastica dotta, rossa e grassa Bologna. Eppure manca a queste nostre pietre eridane una Fiera del libro, ed è un'assenza che ingombra. Si consideri un'ultima circostanza oggettiva: le frotte di turisti che, con la pelle ancora arrossata dal sole di Ferragosto, calano in città per assaporare le note dei buskers, sono sovente le medesime che accorrono al Festival della Letteratura di Mantova, popolano quello della Filosofia di Modena, raggiungono Parma per il neonato Festival della Poesia. Questi peripatetici delle antiche corti, stregati dalle dive Muse, tornerebbero volentieri fra le Estensi dimore per bazzicare la Fiera del Libro, non c'è da dubitarne. Magari accompagnando le loro buone letture con qualche robusta annaffiatura di castagne.